Messaggio del Superiore Generale, P. Angelo A. Mezzari
Ai Rogazionisti,
Alla Famiglia del Rogate
«Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». (Lc 2, 15-19)
Roma, 8 dicembre 2012
Carissimi,
ritorno a voi, in questo sacro tempo di Avvento, richiamando l’invito che abbiamo ricevuto dal Papa a metterci “in cammino” in questo Anno della Fede.
Ci sono di esempio i pastori che “andarono senz’indugio” fino a Betlemme, dove trovarono Maria, Giuseppe e il bambino.
Il racconto di Luca, pur nella sua sobrietà, è incantevole. I pastori, mentre vegliano a guardia del loro gregge, sono avvolti da una grande luce. Sono presi da spavento mentre ascoltano un angelo che li rassicura e che annunzia loro la notizia che recherà grande gioia a tutto il popolo: “Nella città di Davide è nato il salvatore, Cristo Signore”. A conferma di quell’annunzio ricevono un segno: troveranno “un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”.
I pastori non dubitano minimamente di quanto è stato loro rivelato. Non si domandano perché il figlio di Davide, il salvatore, sia un piccolo bambino appena nato, collocato in una mangiatoia. Subito si pongono in cammino e, a Betlemme, verificano il segno che è stato loro annunziato: trovano “Maria, Giuseppe e il bambino che giace in una mangiatoia”.
Per loro non vi è adesso la luce della visione di angeli ma una semplice lanterna che rischiara appena la capanna, il canto festoso degli angeli ora lascia il posto alla contemplazione silenziosa.
Dai volti di Maria e Giuseppe, in adorazione di Gesù Bambino, traspare la grande luce della loro fede.
I pastori, incantati da questa nuova visione, riferiscono l’esperienza fatta e quanto è stato detto loro del bambino, incontrando lo stupore di quanti li ascoltavano.
Luca, infine, conclude l’episodio, rivolgendo lo sguardo a Maria che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Scaricare la lettera Auguri di Natale 2012 (es - spagnolo) |
I testi liturgici che la Chiesa ci propone in questo tempo di Avvento ci aiutano ad entrare in nel grande mistero del Verbo che si è fatto uomo e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
“Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa” (Prefazio).
Verifichiamo ogni giorno l’umiltà e la povertà della nostra condizione umana. Ci confrontiamo con le nostre contraddizioni, con i desideri e i momenti di stanchezza, i buoni risultati e gli insuccessi, le difficoltà ed i timori per il futuro.
Dobbiamo acquisire la consapevolezza che la nostra storia personale, la storia della nostra Congregazione, è parte della storia della salvezza, che è nata da una “promessa antica” e si è compiuta con la nascita del Signore Gesù, con la sua morte e risurrezione.
A noi il compito di accogliere questo annunzio, con l’umiltà e la semplicità dei pastori di Betlemme.
Il “Pastore” della Chiesa universale, Benedetto XVI, opportunamente in questo inizio dell’Avvento ha voluto confermare la nostra fede nella incarnazione del Signore Gesù attraverso una lettura dei vangeli dell’infanzia compiuta con l’amore del credente e la sapienza dello studioso, per assicurarci che con la nostra adesione al Signore non siamo andati dietro a favole “artificiosamente inventate” ma abbiamo conosciuto la sua “potenza” da parte di “testimoni oculari della sua grandezza” (2Pt 1,16).
Gli impegni e le preoccupazioni quotidiane, a volte anche le distrazioni che ci possono giungere da una eccessiva apertura alle più varie comunicazioni, rischiano di renderci difficile la percezione della pace della capanna di Betlemme.
Abbiamo bisogno, allora, di uno spazio di silenzio, per contemplare e adorare il mistero della incarnazione del Signore, da “meditare” nel nostro cuore e da testimoniare nella nostra vita.
L’Anno della Fede, anzitutto, vuole renderci consapevoli di essere persone di “poca fede”, che vivono in un contesto ostile alla fede. A partire da questa presa di coscienza, questo anno di grazia vuole accompagnarci in un rinnovato incontro con il Signore che ci salva, in una profonda conversione che parta dalla nostra mente e dal nostro cuore e trasformi le nostre abitudini e scelte quotidiane, fino a renderci testimoni credibili della salvezza che ci è stata donata.
Da diversi anni, ormai, ricordiamo il bisogno di una “nuova evangelizzazione”. Finalmente è chiaro per tutti noi che ciò significa rinnovamento e conversione personale, che costituisca l’inizio di un nuovo fermento di santità, che sia di salutare contagio nel contesto in cui operiamo.
L’anno che si apre, inoltre, ci reca un appuntamento significativo per la nostra Congregazione: il 50° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, giornata “rogazionista” per eccellenza.
La prima Giornata, voluta da Paolo VI nel 1964, è stata un punto di arrivo della sensibilizzazione di tutta la Chiesa per il problema delle vocazioni, che trova la sua prima e fondamentale risposta nella preghiera. Nello stesso tempo questo appuntamento che chiama tutta la Chiesa in un cenacolo orante per le vocazioni, che continua nel tempo e si estende nello spazio più ampio, è divenuto l’inizio di un maggiore impegno di tutta la Chiesa nella pastorale vocazionale, fondata sulla preghiera.
Sappiamo che circa cento anni prima di questa data il giovane Annibale Di Francia si è sentito particolarmente attratto da questa preghiera, che divenne a suo dire “per zelo o per fissazione” l’ideale della sua vita. Padre Annibale, specialmente con la “Sacra Alleanza” e la “Pia Unione della Rogazione Evangelica”, divenne un instancabile diffusore del Rogate, colui che venendo da lontano ha preparato nella Chiesa la nascita della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
Tutto questo ci ha convinto, assieme alle Figlie del Divino Zelo, a promuovere nella Chiesa il riconoscimento di questo ruolo per Padre Annibale, auspicando che possa essere proclamato Patrono delle Vocazioni.
Abbiamo avuto e continuiamo ad avere numerose adesioni a questa nostra campagna, a volte particolarmente entusiaste, da parte di Cardinali e Vescovi, Superiori e Superiore Generali di Istituti Religiosi, e di altri ministri ordinati, consacrati e numerosi laici.
Non sappiamo se sarà possibile ottenere dal Santo Padre tale proclamazione, e comunque questa nostra azione contribuisce a far conoscere maggiormente Padre Annibale nella Chiesa. Infatti, anzitutto vogliamo far conoscere questo legame profondo fra l’impegno di Sant’Annibale e la istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni nel contesto del Concilio Vaticano II. Inoltre per noi l’Anno della Fede deve costituire una grande occasione per assumere più profondamente la seconda dimensione del carisma, ossia la diffusione e la propagazione del Rogate.
D’altro canto, è importante che da parte nostra, nel momento in cui ci adoperiamo per promuovere in tutta la Chiesa il nostro santo Fondatore come apostolo della preghiera per le vocazioni, e quindi Patrono delle Vocazioni, teniamo viva questa preghiera anzitutto nella nostra personale vita spirituale e quindi anche nella nostre comunità.
La riflessione sulla preghiera per le vocazioni ci introduce in una ulteriore ricorrenza che cade il prossimo anno: il 125° della prima grande “Supplica all’Eterno Divin Genitore nel Nome Santissimo di Gesù”.
Padre Annibale, anima eminentemente eucaristica, ha avuto cura di porre nella nostra vita religiosa costanti riferimenti all’Eucaristia. È così che, mentre lo scorso 1° luglio abbiamo concluso l’Anno Eucaristico, nel 125° della prima venuta di Gesù Sacramentato nella Pia Opera per rimanervi, il prossimo 31 gennaio ci ritroveremo, ai piedi di Gesù Sacramentato, per presentargli la nostra Supplica, condivisa con le Figlie del Divino Zelo.
Sono due ricorrenze vicine nel tempo e legate intimamente l’una all’altra. Con la festa del Primo Luglio, infatti, il nostro Fondatore ha voluto imprimere in noi la convinzione profonda che Gesù in Sacramento è il vero fondatore, superiore, amico e fratello, il centro e la vita dell’Opera. La supplica del 31 gennaio costituisce una diretta conseguenza di tutto questo. Tutti noi, membri della Famiglia del Rogate, ci presentiamo ai piedi di Gesù in Sacramento, per riconoscere a Lui il ruolo che ha voluto assumere nella Pia Opera. Quindi apriamo a Lui il nostro cuore, con fede e confidenza, lodandolo e ringraziandolo, adorandolo e chiedendo perdono delle nostre infedeltà, sottoponendogli anche con filiale fiducia tutti i nostri bisogni.
È bene che questi importanti appuntamenti della nostra storia, e della nostra vita, dove è possibile li viviamo assieme alle consorelle Figlie del Divino Zelo, alle Missionarie Rogazioniste ed ai Laici della Famiglia del Rogate, perché ci aiutano a ravvivare la nostra identità carismatica e a sperimentare la fraternità.
La nostra identità “rogazionista” cresce in noi all’ombra del Cuore Eucaristico di Gesù, da cui è sgorgato il divino comando, riportato nelle pagine evangeliche del Rogate. Dobbiamo ricordare tuttavia che il carisma e la spiritualità ci vengono consegnati dalla Chiesa nella nostra Regola di Vita.
Negli anni scorsi abbiamo avuto la grazia di riflettere insieme sulla nostra Regola di Vita e di aggiornare le nostre Costituzioni e Norme, approvate poi dal Capitolo Generale e dalla Sede Apostolica. Sappiamo di aver compiuto questo cammino non tanto per poter dire di avere dei testi aggiornati, ma soprattutto per riappropriarci della nostra Regola di Vita.
Nella visita che sto compiendo alle Circoscrizioni, incontrandomi con le singole comunità, le invito ad accogliere la nuova normativa e ad avvicinarsi ad essa con le disposizioni che abbiamo avuto da novizi.
Vi esorto, quindi, a tenere a portata di mano quotidianamente le Costituzioni e le Norme, a leggerle personalmente e interrogarci sulla nostra personale fedeltà anche alle disposizioni che potrebbero sembrare di minore importanza e quindi a farle motivo di condivisione e verifica comunitaria.
Il prossimo anno avremo percorso insieme metà del cammino di questo sessennio.
Il procedere avanti dell’Istituto mi richiama alla mente il percorso della prima visita di norma che sto compiendo alle Circoscrizioni. I miei sentimenti sono quelli di un pellegrino che con gioia prende visione della testimonianza di tanti confratelli e laici che compiono il loro apostolato con ammirevole zelo. Mi soffermo nelle comunità con la vicinanza di un fratello, se occorre per aiutare nel discernimento, animare e incoraggiare. Il mio passaggio, fra realtà di differenti culture, vuole rafforzare la nostra unità di famiglia religiosa, il sostegno reciproco, la nostra collaborazione e condivisione fraterna.
La nostra comune responsabilità, a livello centrale, di Circoscrizione e di singole Comunità, è custodire il patrimonio carismatico e spirituale che ci è stato consegnato. Pertanto nei diversi livelli di autorità esprimiamo un condiviso impegno di servizio alla causa comune, al Rogate.
Stiamo attraversando una fase storica caratterizzata da profondi mutamenti socio culturali e, più di recente, da una diffusa e preoccupante crisi economica.
Tutto questo mette in crisi alcune nostre sicurezze e crea anche nelle nostre comunità non pochi disagi.
Dobbiamo, nonostante tutto, guardare avanti con serenità. Se l’Opera è del Signore, come ne siamo convinti, sarà Lui a guidarci purché da parte nostra viviamo nella fedeltà.
Se guardiamo ai tempi del nostro Padre Fondatore ci rendiamo conto che in contesti diversi erano comunque presenti grandi mutamenti e notevoli difficoltà, affrontati da lui con piena fiducia nella divina Provvidenza.
Il futuro della nostra Congregazione non dipende dalle attuali congiunture ma dallo Spirito, che ha suscitato il carisma del Rogate per il nostro tempo e che, attraverso sant’Annibale, è stato consegnato a noi. Se da parte nostra custodiamo questo carisma e lo conserviamo vivo, riscoprendo la freschezza delle origini, le benedizioni del Signore ci accompagneranno largamente. Quindi, il mio invito è di guardare avanti, con fiducia, speranza e impegno.
Stiamo cercando di portare avanti il decentramento della Congregazione accompagnando il cammino delle Circoscrizioni e, per quanto riguarda la Curia Generalizia, il completamento di tale decentramento richiesto dal Capitolo Generale 2010, ricercando nuove forme di gestione, come per esempio si è fatto per la litografia “Cristo Re”, che costituiva un peso economico non più sostenibile, per il Centro Internazionale Rogate, e allo studio al momento per il Centro di Spiritualità Rogate di Morlupo.
Ci stiamo adoperando perché, secondo l’orientamento del Capitolo Generale, le Circoscrizioni sviluppino la promozione del Rogate e possibilmente si attrezzino con un Centro idoneo.
Indubbiamente il nostro apostolato deve guardare nello stesso tempo alla diffusione della preghiera per le vocazioni e al servizio della carità verso i piccoli e poveri. Sappiamo per certo, inoltre, che il primo nostro apostolato lo compiamo con la testimonianza della nostra vita consacrata.
Lo sguardo all’apostolato, tuttavia, ci porta a considerare le nostre deboli forze da destinare alla promozione vocazionale e alla formazione. Non possiamo ignorare che questi due ambiti, che spesso si presentano come emergenze nella vita delle Circoscrizioni, devono essere affrontati con la necessaria priorità, perché da essi dipende la vita e il futuro della Congregazione.
Occorre, allora, effettuare il giusto discernimento e se necessario operare per il riequilibrio delle opere.
Verifichiamo che le difficoltà del presente non ci impediscono di guardare anche ad alcune aperture missionarie, come sta facendo la Provincia Italia Centro-Nord verso l’Iraq e la Quasi Provincia Indiana verso lo Sri Lanka. È importante coltivare la dimensione missionaria, sia perché appartiene all’identità della vita consacrata e sia in risposta all’invito che la Chiesa ci rivolge per l’evangelizzazione. La missione, poi, apre gli orizzonti della Congregazione alla speranza.
Come ci ricorda il brano evangelico che ha aperto questo mio messaggio augurale, secondo l’esempio di Maria dobbiamo custodire nel nostro cuore il dono ricevuto, meditandolo con amore e, inoltre, come i pastori di Betlemme dobbiamo raccontarlo, ossia testimoniarlo ed evangelizzarlo.
È questo l’auspicio più vivo, per me e per ciascuno di voi, che in questo Natale voglio porre ai piedi di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme, affidandolo all’intercessione del nostro Fondatore, Sant’Annibale Maria. Mentre impetro su ciascuno di noi la benedizione di Maria, nella solennità della sua Immacolata Concezione, vi saluto con affetto nel Signore.
(P. Angelo A. Mezzari, R.C.J.)
Superiore Generale