Ai Rogazionisti
Alla Famiglia del Rogate
« LA GIOIA DEL VANGELO
riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato,
dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia».
(Esortazione Apostolica EG 1)
Carissimi,
Il mio augurio di Natale che vi rivolgo quest’anno vuol essere un’eco, semplice e cordiale, del rinnovato annunzio del vangelo, che in tante occasioni e in diverse forme riceviamo dal Santo Padre Francesco.
Con questo spirito, in questo inizio del tempo forte dell’Avvento, accogliamo insieme, con amore di figli, l’Esortazione Apostolica “La Gioia del Vangelo”, che il Papa ci ha donato a conclusione dell’Anno della Fede.
Tutta la Chiesa, e il mondo intero, guarda al Sommo Pontefice e alla sua forte ed evangelica testimonianza.
Siamo particolarmente ammirati nel vedere che, pur di fronte alle gravi difficoltà e grandi sfide della Chiesa, egli ci guida con abituale serenità e ci trasmette un messaggio di fiduciosa speranza.
Papa Francesco ci invita a ritornare al Vangelo che è fonte di gioia.
Egli ci esorta a guardare alla prossima solennità del Natale e ci assicura: “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Le parole sono espressione della grande fede che lo muove, pur fra tante fatiche e non pochi problemi, fede che si manifesta nelle sue parole e nel suo sorriso.
Ringraziamo il Signore per averci donato il Papa Francesco, preghiamo per lui e lasciamoci guidare dal suo esempio e dal suo insegnamento.
La fede è la nostra identità di cristiani ed è anche il fondamento della nostra consacrazione religiosa.
Questa esigenza esistenziale, di “recuperare il carattere di luce proprio della fede…” (LF, 4), riguarda ciascuno di noi, che siamo uomini e donne del nostro tempo.
Siamo chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo, ma Gesù ci ha ammonito ad essere vigilanti perché la nostra luce non si perda nella tenebra ed il nostro sale non perda il suo sapore.
Ebbene, Papa Francesco, con i gesti e con le parole ci testimonia l’amore di Dio Padre che si abbassa verso di noi, che allarga le sue braccia per accoglierci, che ci attende e che viene a cercarci.
Dio, nostro Padre, che ci ha creati a sua immagine e ci ama come figli, ci chiama tutti, senza alcuna distinzione di razza, cultura o religione, ad entrare nel suo Regno universale ed eterno. Tocca a noi, credenti, testimoniare questo amore di Dio e annunziarlo ai fratelli e alle sorelle che lo ignorano.
Il Papa ci invita a portare questo messaggio fuori dalle nostre chiese, con un linguaggio semplice, accessibile a tutti, a portarlo prima di tutto con il nostro comportamento di veri credenti.
Il nostro Dio è amore che perdona, amore misericordioso. Egli “non si stanca di perdonarci. Siamo noi che a volte ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”.[1]
Papa Francesco ci richiama questo insegnamento, che apre alla fiducia, che esorta a ritornare alla casa del Padre, anche quando siamo nella sofferenza ed anzi proprio attraverso la sofferenza, perché “alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita in cui solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù”.[2]
Dio ci ama con tenerezza, ci accarezza come fa un padre con i suoi figli. Ci assicura il Papa: “Può sembrare un’eresia ma è la verità più grande: più difficile che amare Dio è lasciarsi amare da lui! È questo il modo per ridare a lui tanto amore: aprire il cuore e lasciarci amare. Lasciare che lui si faccia vicino a noi, e sentirlo vicino. Lasciare che lui si faccia tenero, ci accarezzi”.[3]
Queste parole del Papa sono particolarmente appropriate per il tempo liturgico del Natale, che ci invita a contemplare, adorare ed amare Gesù Bambino, che viene ad incontrare ognuno di noi in un tenero abbraccio. Lasciamoci guidare dall’esempio luminoso del nostro santo Padre Fondatore.
Testimonia P. Tusino: “Bisognava vederlo (Padre Annibale) quando portava il Bambino Gesù in processione per tutta la casa il 2 febbraio a chiusura delle feste natalizie. Tra una preghiera e l’altra, tra una strofa e l’altra, lanciava gridi di entusiasmo e di amore: Viva Gesù Bambino, Viva l’incarnato Verbo del Padre, Viva il Figlio della Immacolata Madre, Viva la delizia dei nostri cuori, Viva l’Innamorato delle anime nostre … La litania si allungava quando più, quando meno, e tutti a rinnovare quel grido e a battere le mani”.[4]
Papa Francesco collega a questo annunzio dell’amore tenero e misericordioso di Dio un altro messaggio, del tutto consequenziale: l’amore e la vicinanza che ciascuno di noi è chiamato ad avere specialmente verso i poveri e i malati. Anche in questo caso le parole ed i gesti del Santo Padre sono in perfetta sintonia.
Vogliamo accogliere questo invito con una grande apertura di mente e di cuore, consapevoli che ci appartiene particolarmente, perché il carisma che ci è stato affidato, il Rogate, è nato per i poveri ed è nato in mezzo ai poveri. I poveri, pertanto, sono la nostra via per custodire vivo il dono del Rogate, come ci dice Papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica “La Gioia del Vangelo”, testimoniando la condizione povera della famiglia di Nazareth:
“Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso «si fece povero» (2 Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri. Questa salvezza è giunta a noi attraverso il “sì” di una umile ragazza di un piccolo paese sperduto nella periferia di un grande impero. Il Salvatore è nato in un presepe, tra gli animali, come accadeva per i figli dei più poveri; è stato presentato al Tempio con due piccioni, l’offerta di coloro che non potevano permettersi di pagare un agnello (cfr Lc 2,24; Lv 5,7); è cresciuto in una casa di semplici lavoratori e ha lavorato con le sue mani per guadagnarsi il pane…”.[5]
Anche noi, nei poveri siamo chiamati a scoprire Cristo, “a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro”.[6]
Carissimi confratelli, abbiamo percorso insieme metà del cammino di questo sessennio e, come prevede la nostra normativa, abbiamo avviato il lavoro di preparazione del prossimo Capitolo Generale. Vogliamo partecipare, nei modi previsti, a questo importante appuntamento della nostra Famiglia Religiosa.
L’anno venturo, inoltre, celebreremo il 10° anniversario della canonizzazione del nostro Fondatore, Sant’Annibale Maria Di Francia.
Dobbiamo, anzitutto, benedire e ringraziare il Signore per aver donato a noi e alla Chiesa questo grande santo.
Nell’iniziativa che abbiamo intrapreso perché sia proclamato Patrono delle Vocazioni abbiamo verificato che quanti lo conoscono sono affascinati dalla sua persona, dalle sue virtù e dalla sua santità. Nello stesso tempo abbiamo maggiore consapevolezza che il nostro Fondatore attende ancora di essere largamente conosciuto in tutta la santa Chiesa. Sarà nostro impegno promuovere, specialmente nei luoghi in cui siamo presenti, la sua conoscenza ed il suo culto.
Avvertiamo il dovere di farlo nella consapevolezza che la sua persona veicola nel modo più evidente il carisma del Rogate, che ha caratterizzato tutta la sua esistenza.
Viviamo questo tempo di Avvento nell’attesa e nell’impegno a preparare un cuore rinnovato per Gesù che viene ad incontrarci. Chiediamo alla Vergine Immacolata, specialmente nel giorno della sua festa, che ci ottenga questo dono.
Con questo augurio, e la gratitudine nel cuore per ognuno di voi, per la vostra consacrazione e ministero, vi saluto con affetto nel Signore.
P. Angelo A. Mezzari, R.C.J. , Superiore Generale