Gli auguri pasquali del Superiore Generale
Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15).
Queste parole pronunziò nostro Signore Gesù Cristo nellultima Cena, quando istituì la SS. Eucaristia e volle esprimere il grande desiderio che egli aveva di lasciarsi con noi Sacramentato.
Carissimi,
Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15).
Queste parole pronunziò nostro Signore Gesù Cristo nellultima Cena, quando istituì la SS. Eucaristia e volle esprimere il grande desiderio che egli aveva di lasciarsi con noi Sacramentato. Fin da quando sincarnò nel seno verginale di Maria, fin da quando nacque nella grotta di Betlemme in forma di bambino, Egli cominciò a desiderare quellultima Cena in cui doveva istituire il gran Sacramento del suo corpo e del suo Sangue. Possiamo dire che per trentatre anni nutrì sempre nel suo Cuore dolcissimo questo desiderio (A. M. Di Francia, Scritti, v. 10, n. 1811).
Con le parole che levangelista Luca pone sulle labbra di Gesù, mentre prende posto a tavola con i discepoli per lultima cena, commentate con la consueta ispirazione dal nostro Santo Fondatore, desidero esprimere i miei più cordiali auguri per la Pasqua ormai imminente.
Lardente desiderio di Gesù di celebrare la Pasqua con i discepoli si manifesta come una autentica dichiarazione damore per gli uomini. Edesiderio di lasciarsi con noi, di restare con noi. La Pasqua compie questo ardente desiderio nel mistero dellEucaristia durante la cena e nel sacrificio cruento sul calvario.
Faceva Gesù come un amante - continua il Fondatore - che volendo presentare un bel dono ad una persona amata, lo va preparando con molte industrie, e lo guarda, e lo considera, e lo dispone, e si va così infervorando dora in ora nel desiderio di dare quel dono alla persona che ama. E il gran dono che ci fece questo divino Amante fu nientemeno che tutto sè stesso (Scritti, v. 10, 1811). Desiderio damore di Gesù che si concretizza in dono di sé, per amore.
Il tema dellamore di Dio, come sappiamo, è stato al centro della prima lettera enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas Est, nellintroduzione della quale il Santo Padre precisa che lamore di Dio per noi è questione fondamentale per la vita e pone domande decisive su chi è Dio e chi siamo noi (n. 2).
Sulle orme della sapiente parola del Papa e del trasporto mistico di padre Annibale, laugurio pasquale di questanno vuole essere un invito a contemplare e vivere il mistero dellamore di Dio che si manifesta nella Pasqua del suo Figlio.
Benedetto XVI, descrivendo Gesù Cristo, lamore incarnato di Dio, spiega che il suo fianco squarciato è il varco dove possiamo contemplare e sperimentare che Dio è amore. Tenendo lo sguardo sul costato di Cristo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare (n.12). Un amore, come precisa ampiamente il Papa nella seconda parte della sua lettera enciclica, che deve esprimersi nel molteplice servizio della carità.
Alla scuola di padre Annibale sappiamo che sublime espressione della carità di Cristo, scaturita dal suo Cuore compassionevole alla vista delle folle stanche e sfinite come pecore senza pastore (Mt 9,36), è il Rogate. Vivere lamore per noi sarà vivere ed esprimere la carità del Rogate in tutte le sue dimensioni.
Nella visita che sto compiendo in questi mesi alle comunità della Congregazione sento di poter affermare che riscontro ovunque limpegno di vivere e trasmettere la carità del Rogate.
La contemplazione dellamore di Dio e la sua espressione nella solidarietà fraterna, che il Santo Padre ha voluto donarci come suo primo messaggio, cresca sempre più nella nostra vita, nei gesti e nelle scelte concrete che poniamo ogni giorno.
Che la Pasqua ci infiammi dello stesso desiderio di Cristo, che è sentimento del cuore e movimento della volontà, perché diventi impegno di vivere sempre più intensamente il mistero dellamore che egli ci ha donato.
Con questo vivo desiderio, vi auguro di poter celebrare una Santa Pasqua e vi saluto con affetto nel Signore.
P. Giorgio Nalin
Superiore Generale