Auguri di un Santo Natale e felice Anno Nuovo

 Roma, 8 dicembre 2016

Ai Rogazionisti, Alla Famiglia del Rogate

 

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte 
facendo la 
guardia al loro gregge
Un 
angelo del Signore si presentò davanti a loro
e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro:
"Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia,
Che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide
Un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Lc 2, 8-12.

 

Carissimi,

quest’anno l’Avvento che ci prepara al Santo Natale ci coglie in un momento di particolare mestizia, per la dolorosa scomparsa sulle strade dell’Angola del caro confratello, giovane missionario, P. Roy Moothedath.

Questo tragico incidente stradale ci apre uno spiraglio sul P. Roy che, secondo quanto riferito al Superiore della Provincia San Luca, P. Juarez Destro, dal Vescovo di Dundo, Msgr. Stanislau, il giorno prima della sua morte, nell’omelia della Messa domenicale, ha fatto una bella riflessione proprio sulla Resurrezione, come pure  aveva  confidato ad alcune persone che i migliori giorni della sua vita di religioso li stava vivendo lì, nella missione in Angola.

Il presepio, con le sue luci e le melodie natalizie, ci porta a scoprire il mistero che in esso si nasconde: l’amore immenso di Dio, che si fa piccolo  e povero, per incontrare la nostra piccolezza e povertà e per portarci la sua salvezza.  

Giuseppe, Maria e il bambino che Lei portava  nel grembo, non sono stati accolti nel borgo di Betlemme, e hanno trovato rifugio in un capanna.

Il Natale di Gesù ci svela un grande mistero della esistenza umana: nella emarginazione, nella povertà e umiltà di quella capanna, Dio e gli uomini che egli ama si incontrano. Un passaggio dell’omelia di Papa Francesco nella Messa del 13 novembre scorso celebrata  nella basilica vaticana ci aiuta a penetrare la comprensione di questo evento:

“(La Parola di Dio) ci interpella oggi sul senso della nostra esistenza. Con un’immagine, si potrebbe dire che queste letture si pongono come un “setaccio” in mezzo al fluire della nostra vita: ci ricordano che quasi tutto in questo mondo passa, come l’acqua che scorre via; ma ci sono realtà preziose che rimangono, come una pietra preziosa in un setaccio. Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”.

Il Signore e il prossimo: questi sono stati i beni più grandi del nostro Fondatore. La pubblicazione  “Dio e il Prossimo” con la quale Padre Annibale  ha avviato un lungo dialogo con gli amici e benefattori della Pia Opera, e ha diffuso il carisma, esprime  in estrema sintesi la nostra identità carismatica, che in modo particolare viviamo nel mistero del Natale di Gesù, Figlio di Dio che si fa prossimo all’uomo.

Gesù bambino, Maria e Giuseppe, nella capanna di Betlemme ci parlano di umiltà e di amore, virtù che si traducono nella donazione e nel servizio. La luce della stella e il canto degli angeli ci portano a contemplare questa famiglia, che vive nell’estremo disagio, e diventa il modello di ogni famiglia cristiana e di ogni comunità.

 

Carissimi, abbiamo bisogno anzitutto  di ravvivare l’amore del Signore. Questo amore è all’origine della nostra vocazione nella Famiglia del Rogate. Questo amore ha chiamato ciascuno di noi, e a questo amore abbiamo risposto con generosità. Ravvivare questo amore vuol dire riscoprire la gioia di fermarci ogni giorno davanti a Gesù Sacramentato, per ascoltarlo, parlargli, o semplicemente guardarlo.

È significativo quanto ci ricorda Papa Francesco, ossia che in Cielo troveremo “Dio e gli altri”. L’abbiamo sempre saputo, ma ci viene sottolineato che il Paradiso per noi è il godimento della presenza di Dio e del prossimo. Ciò vuol dire che verso questa meta dobbiamo camminare aggrappati con una mano a Dio e con l’altra ai fratelli e alle sorelle. Da qui la necessità che le nostre Comunità, famiglie domestiche, siano caratterizzate dalla fraternità. Dobbiamo impegnarci perché i nostri incontri comunitari, nei diversi momenti previsti dalla Regola di Vita, siano vissuti nella comunione e fraterno dialogo, ricercando ciò che ci unisce e superando quanto dovesse dividerci, accogliendoci reciprocamente nella verità e carità, nella sintonia della vocazione e missione.

È questo l’augurio più sentito che rivolgo a voi tutti.  Ci ottengano questa grazia Maria e Giuseppe e il Bambino Gesù, per l’intercessione dei nostri Celesti Patroni e del Santo Fondatore.      

In unione di preghiera vi saluto con affetto nel Signore. Buon Natale!

P. Bruno Rampazzo, R.C.J.
Superiore Generale 
 

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