30 anni di presenza rogazionista a Nyanza (Rwanda)

31 ottobre 2018 – Domani, 1° novembre, Solennità di Tutti i Santi, ricorre il 30° anniversario  della presenza della nostra Congregazione a Nyanza, una significativa storia “missionaria” che P. Vlastimil Chovanec, l’attuale Superiore della Casa, ha creduto bene di ricordare, come segno di gratitudine al Signore ed a quanti, soprattutto confratelli, ma anche collaboratori laici e benefattori, hanno operato in vari modi.

30 anni di presenza rogazionista a Nyanza (Rwanda)

1° novembre 1988 – 1° novembre 2018

 

“Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato

non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,

perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi.”

   (Salmo 78, 3-4.6-7)

 

Era domenica 16 ottobre 1988 quando p. Vito Giorgio, da sette anni in Rwanda presso la parrocchia di Mugombwa, arrivava a Nyanza nella Home Don Bosco (Casa Don Bosco), centro d’accoglienza per orfani e bambini abbandonati.

 

Prima dei Rogazionisti

Questo centro era stato fondato nel novembre 1971 da p. Pierre Simons, un missionario belga fidei donum che ne era anche il responsabile. P. Simons era arrivato in Rwanda nel 1969 ed aveva iniziato a lavorare a Nyanza come docente nel Collegio Cristo Re, una prestigiosa scuola superiore cattolica.

In quegli anni a Nyanza era nato il Mouvement pour le sauvetage de la jeunesse délinquante (movimento per il recupero della gioventù che delinque) fondato da Thomas Nyirinkindi, della locale polizia giudiziaria, che in seguito fonderà anche Home Petits Frères (Casa Piccoli Fratelli), un centro nato con lo stesso scopo, recuperare cioè i giovani che vivevano in situazioni di illegalità e tenerli lontani dalla prigione. Nel 1970 p. Simons, pur continuando ad insegnare nel Collegio, inizia a prestare qui il suo servizio. Dopo qualche tempo tuttavia constata che, oltre a chi già delinque, nella zona vivono anche numerosi orfani e bambini abbandonati, lasciati completamente a se stessi, che rischiano di incrementare la delinquenza. Decide quindi che sia necessario prendersi cura di loro perché, come si dice, “è meglio prevenire che curare”. Così nella Home Petits Frères si inizia ad accogliere qualche orfano ma p. Simons si rende conto che la loro convivenza con i giovani che già sono abituati alla delinquenza è pericolosa. Si deve cercare un’altra soluzione. Ecco che nasce il centro Home Don Bosco.

Nel 1987, dopo 18 anni di missione in Rwanda, p. Simons si prepara a rientrare in Belgio. Preoccupato per la sorte del centro,  avendo conosciuto i Rogazionisti, che dal 1978 erano presenti in Rwanda nella diocesi di Butare e sapendo che tra le loro attività apostoliche l’educazione degli orfani aveva un posto privilegiato, prende contatto con loro e il 7 ottobre 1987 scrive una lettera al superiore della delegazione in Rwanda p. Riccardo Pignatelli, chiedendogli di valutare la possibilità di prendere in gestione la Home Don Bosco.

 

Arrivo dei Rogazionisti

Dopo le ponderate valutazioni e le dovute convenzioni tra la diocesi di Butare, a cui ufficialmente l’opera apparteneva, e la congregazione dei Rogazionisti, il 1° novembre 1988 alla presenza del cancelliere della diocesi e il superiore della delegazione, avviene il passaggio di consegne ufficiale e p. Vito Giorgio diventa il nuovo responsabile dell’orfanotrofio. In comunità assieme a lui è presente fr. Jean Paul Kabandana, che è l’educatore dei ragazzi. Al loro arrivo l’orfanotrofio conta 129 ragazzi, maschi e femmine.

Per dare all’opera un’impronta rogazionista dopo qualche mese il nome Home Don Bosco viene cambiato in Orphelinat Antonien (Orfanotrofio Antoniano). Come avviene in questi casi nel cambio gestionale, i Rogazionisti portano nel centro la loro visione di educazione e di tradizione, unite alla loro esperienza nella cura degli orfani, conosciuta sin dai tempi di padre Annibale in Avignone. La sistemazione dei ragazzi in case con gruppi di 20-25 ragazzi  accompagnati da un responsabile lasciata da p. Simons risulta molto valida e perciò viene mantenuta. Gli edifici però sono in uno stato molto precario, costruiti in materiale poco durevole. Da subito i Rogazionisti pensano ad una ristrutturazione ed estensione progressiva e razionale delle case e degli altri edifici, in modo da renderli funzionali ai propri metodi educativi. Mancavano una cucina comune, un refettorio, una sala comune, una classe, spazi per la ricreazione ed anche una casa per la comunità, tutti luoghi che verranno realizzati con successo negli anni che seguiranno (soprattutto tra il 1990 e il 1993) con l’aiuto di Dio, quello dei benefattori e la dedizione dei confratelli, uniti all’ausilio di tanti preziosi collaboratori.

Mentre ci si dava da fare per la ristrutturazione e l’estensione degli edifici, la preoccupazione principale dei confratelli era comunque l’educazione umana e spirituale dei bambini e dei giovani residenti. La scuola era frequentata al di fuori dell’orfanotrofio, all’interno della struttura si facevano riunioni periodiche per gli educatori, mentre ai bambini si davano istruzioni di igiene e di cultura generale. Per la formazione religiosa e morale si teneva la catechesi settimanalmente e vi era la quotidiana celebrazione dell’Eucaristia a gruppi che venivano sensibilizzati alla preghiera per i benefattori e per le vocazioni.

Si faceva un grande lavoro con non pochi sacrifici. L’ambiente esterno tuttavia qualche volta guardava quest’opera con sospetto. In una lettera del 18 maggio 1989 indirizzata al padre generale, p. Giorgio scrive: “L’istituzione degli orfanotrofi in Rwanda è recente. Essi sono una novità rispetto alle abitudini della ‘grande famiglia’ che nel passato accoglieva naturalmente un orfano; ora invece, molti orfani sono rifiutati spesso dalla ‘grande famiglia’. Mentre le autorità in genere apprezzano l’istituzione, la gente spesso vede con scetticismo o indifferenza questi interni, che vivono in una condizione superiore alla media delle famiglie rwandesi.”

 

Periodo del genocidio

Nel 1992 p. Vito Giorgio lascia Nyanza e al suo posto viene nominato p. Eros Borile. Intanto dall’ottobre 1990 la situazione del paese inizia a preoccupare. I ruandesi rifugiati nel vicino Uganda hanno creato un gruppo armato e cercano di attaccare il Rwanda dal Nord. Le loro incursioni sono periodiche. La tragedia si scatena il 6 aprile 1994 quando viene abbattuto l’aereo che trasportava il presidente della repubblica. Il paese cade nel caos che perdurerà per circa 100 giorni. Si legge nel diario della casa il giorno dopo: “In pochi giorni la capitale Kigali e poi tutto il paese si trasformerà in un inferno di morte e distruzione”. Questo disastro umanitario non lascia immune l’orfanotrofio di Nyanza che diventa un rifugio per centinaia di persone, soprattutto bambini.

Nel pieno del conflitto p. Borile accusa seri problemi di salute ed è costretto a lasciare Nyanza per curarsi, prima a Kabgayi (40 km a nord da Nyanza) presso i medici della Croce Rossa e poi partendo per l’Italia. Per non lasciare l’orfanotrofio senza un responsabile con tutta la popolazione che vi ha trovato rifugio e che, dall’inizio della tragedia è aumentata in modo massiccio, dall’Italia ritorna a Nyanza p. Vito Giorgio. Alla fine di maggio nell’orfanotrofio si contano più di 600 bambini. Si vivono momenti di grande tensione e paura. Da fuori si sentono le raffiche dei fucili e le esplosioni delle granate. Civili provvisti di machete, asce, martelli e soldati armati entrano più volte nell’orfanotrofio minacciando e rubando. Il 5 giugno viene annotato nel diario della casa: “Si convive per tutta la giornata con i tiri a breve distanza; i bambini quasi non ci fanno caso, anzi vanno a prendere acqua alla sorgente nella valle.”

A fine mese p. Giorgio si ammala e il 30 giugno sarà costretto a recarsi a Bujumbura, capitale del vicino Burundi, per cercare di ristabilirsi in salute. Nello stesso giorno, per ordini ricevuti dall’esterno, si inizia ad evacuare la popolazione rifugiata presso l’orfanotrofio verso il centro-sud del paese, a Nyamata. Ad accompagnare un primo gruppo di bambini che parte è p. Tiziano Pegoraro, parroco a Mugombwa. Verrà raggiunto tre giorni dopo a Nyamata da p. Wilfredo Cruz, vicario parrocchiale di Mugombwa, con tutto il resto dell’orfanotrofio, che in quel momento conta poco più di 800 bambini. Purtroppo arrivati a destinazione muoiono una cinquantina di piccoli, soprattutto a causa della dissenteria. Lo stesso giorno troviamo scritto nel diario della casa: “Durante il viaggio, diversi hanno bevuto l’acqua della riviera, inquinata dai cadaveri”.   

Il rientro a Nyanza, non per tutti i bambini, sarà possibile solo un mese più tardi in più fasi. Il 31 luglio 1994 otto camion della Croce Rossa trasportano a Nyanza i primi 500 ragazzi, un secondo gruppo di una cinquantina trova una sistemazione in un’altra località, altri cinquanta vengono recuperati a Nyamata dai familiari e gli ultimi 150 bambini, con problemi di malnutrizione e gravemente sotto peso, restano con p. Cruz a curarsi nel centro nutrizionale di Nyamata per rientrare definitivamente a Nyanza solo alla fine di agosto.

 

Sviluppo dell’opera

All’inizio di settembre 1994 la vita nell’orfanotrofio poco a poco cerca di riprendere i suoi ritmi. Per affrontare il problema della sovrappopolazione che vi alloggia viene creato all’interno della struttura il cosiddetto Ufficio Sociale dove qualche assistente sociale ha il compito di ricercare le famiglie dei bambini, necessità che porta ad uscire sul territorio per investigare sui membri superstiti della famiglia allargata (genitore, nonni, zio/a, cugino/a, fratello o sorella dei nonni…) dove poi poter inserire i  bambini.

Con il passare del tempo l’Ufficio Sociale diventa anche un centro di ascolto dove arrivano tante persone disagiate, povere, malate ed anziane per chiedere un aiuto. È un espressione della carità dell’orfanotrofio per offrire aiuto concreto alle persone esterne e nel contempo svolgere un’opera di promozione umana. Si cerca maggiormente di portare la scolarizzazione a tutti livelli, dalla scuola primaria e secondaria, fino all’università agli alunni e studenti delle famiglie povere. 

Dal 1993 all’interno dell’orfanotrofio sono presenti anche due classi di scuola materna che accolgono una cinquantina di bambini, sia interni che esterni. Il 1996 vede la costruzione della nuova cappella e una sala di studio per le ragazze, su una superficie di 4,4 ettari di estensione sulla quale si trovano ad oggi in totale 18 piccoli e grandi edifici: praticamente un piccolo villaggio. Con una lettera del 12 ottobre 2013 il vescovo di Butare cederà tutta questa proprietà alla Congregazione.

Tra il 1994 e il 1996 a causa di varie malattie purtroppo muoiono nell’orfanotrofio una quindicina di bambini.

Nel 1998 p. Borile dà il cambio nella direzione dell’opera a p. Vito Giorgio che vi resterà fino al 2004 quando poi sarà succeduto nuovamente da p. Borile. Nel 2001 il nome dell’opera Orphelinat Antonien cambia in Centre Social St. Antoine (Centro Sociale Sant’Antonio). Con il tempo l’aggettivo Social si inizierà ad omettere ed alla fine del 2009 il nome dell’opera sarà semplicemente Centre St. Antoine (Centro Sant’Antonio) e conterà 103 bambini.

Nel 2006 per esigenze interne alla Congregazione – la formazione dei candidati alla vita consacrata – nel Centro viene costruita una sala per gli aspiranti interni. Nei trent’anni di storia rogazionista a Nyanza, per i dieci anni dal 2006 al 2016, infatti l’opera socio educativa  è stata accompagnata anche con l’opera formativa, il cosiddetto l’anno propedeutico dei candidati alla vita rogazionista.

Anche se l’opera principale della casa è sempre stata quella caritativa, non è mai venuta meno da parte dei confratelli l’attenzione alla promozione ed animazione vocazionale. Da anni, e più volte all’anno, nel Centro si organizzano ritiri e incontri di animazione vocazionale per gli alunni delle tante scuole secondarie della zona di Nyanza. Per diversi anni un impegno costante è stato anche l’accompagnamento spirituale di un gruppo di universitari a Butare. Dal 2017 la casa è anche la sede del neonato Centro Rogate, il primo sul continente africano.

L’associazione laicale delle Missionarie Rogazioniste che è presente in Rwanda dal 1997 si è sviluppata nel seno della casa di Nyanza e tutt’ora è accompagnata spiritualmente da un religioso della casa.

A seconda delle richieste che si presentavano, in trent’anni i padri sono stati sempre disponibili, collaborando anche con la vicina parrocchia di Cristo Re, soprattutto per la celebrazione domenicale dell’Eucaristia.    

Nel 2011 il responsabile del Centro diventa p. François Habimana che vi risiede dal 2007 e nel 2017 p. Vlastimil Chovanec, che vi era arrivato nel 2014 (2004-2005 magistero).

Un momento importante per la storia della casa è stato il giubileo, in occasione del 25° della presenza rogazionista. Per motivi organizzativi l’evento è stato posticipato al 7 giugno 2014 e ha visto la presenza di p. Simons, fondatore del Centro, i primi Rogazionisti che vi hanno lavorato (p. Giorgio, p. Borile, p. Cruz), tutti i Rogazionisti presenti in Rwanda, numerosi ex allievi, collaboratori ed amici. È stata un’occasione per ringraziare e lodare il Signore per i benefici ricevuti e per averci dato la grazia di poter lavorare in quest’opera.

 

Cambiamenti degli ultimi anni

Nel 2012 una direttiva del governo ruandese vieta alle strutture che accolgono gli orfani di accettarne l’inserimento di nuovi ed ordina di accelerare le riunificazioni degli assistiti alle loro famiglie di origine, ricercando qualche membro all’interno della famiglia allargata e di inserirvi il bambino. In quell’anno gli interni del Centro sono 87. Per sveltire il processo delle riunificazioni, nel settembre 2015 quattro agenti del ministero dell’educazione si installano nel Centro con l’obiettivo di sistemare tutti i ragazzi interni e di svuotare il Centro. All’inizio del 2016 si contano 35 ragazzi.

Nel frattempo, vedendo la disapprovazione delle autorità nei confronti dei centri come questo di Nyanza, i confratelli della casa e i superiori maggiori si chiedono come poter meglio sfruttare il villaggio. Una delle idee condivise è quella di incrementare la scuola materna già esistente.

La suddetta direttiva governativa per il Centro viene cambiata nell’aprile 2016 quando le autorità di stato arrivano al Centro per chiedere di accogliere e di prendersi cura dei ragazzi di strada, un fenomeno che negli ultimi anni in Rwanda era molto aumentato. Questa proposta viene accolta dai Rogazionisti e l’anno seguente vi trovano alloggio 47 ragazzi.

Si incrementa intanto anche la scuola materna che porta il nome di sant’Annibale. Ad oggi viene frequentata da 145 bambini distribuiti in 5 classi. 

 

Riassumendo

Dal 1988 ad oggi sono oramai trascorse tre decadi dall’avvio della presenza rogazionista a Nyanza. È difficile elencare tutti coloro che in questo arco di tempo sono stati aiutati nei modi più svariati, dai bambini che vi hanno passato solamente qualche tempo a quelli che invece vi hanno vissuto tutta la loro infanzia e/o giovinezza. Sono stati registrati in totale 878 ragazzi interni: l’impegno maggiore è stato dedicato proprio a loro, alla loro educazione integrale e la loro formazione.

Incommensurabile è il numero delle persone povere, famiglie, ammalati, anziani, carcerati e altri che sono stati aiutati con viveri, vestiti, l’assistenza nelle cure mediche ed altro.

Molti giovani hanno potuto studiare grazie all’aiuto nel pagamento della retta scolastica e/o il materiale scolastico.

In totale si contano diverse migliaia di persone raggiunte dall’aiuto del Centro.

Con il sostegno del Centro di Nyanza sono state costruite anche una settantina di case per i bisognosi. L’obiettivo finale è sempre stato la promozione umana.

 

Persone da ricordare

Grazie allo sforzo e al sacrificio di molti, oggi l’opera è ben consolidata. Accanto ai padri citati che negli anni ne hanno assunto la guida, è doveroso ricordare tutti gli altri confratelli che hanno vissuto nel Centro e vi hanno svolto vari incarichi: p. Antonio Vertulli (1989-1991), p. Wilfredo Cruz (1994-1999), p. Alcides Sebastiao (1994-1995), p. Venuste Sibomana (1997-2000; 1994-1995 magistero), p. Isidore Karamuka (1998-2001; 1992-1993 magistero), p. Louis Buhuru (2003-2007; 1993-1994 magistero), p. Jozef Humeňanský (2000-2001; 2007-2010), p. Jean Viateur Kalinda (2013-2014), p. Jean Bosco Gatera (dal 2017; 2012-2013 magistero), p. Jean Landry Missinga (2017), p. Pierre Evoe Bidime (dal 2018). Inoltre vanno ricordati i giovani Rogazionisti che a Nyanza hanno fatto la loro esperienza pastorale – magistero, oppure il periodo di iuniorato. Anche se per sua natura il tirocinio pratico è un’ esperienza limitata nel tempo, la presenza di questi giovani, soprattutto in alcuni periodi storici della casa, è stata molto importante. Fr. Jean Paul Kabandana (1988-1989), fr. Damien Twiringire (1990-1991), fr. Jean Damascene Gatera (1991-1993), fr. Balthazar Twiringiyimana (1992-1994), fr. Ernest Cirakarula Zahinda (1993), fr. Alexandre Kayiranga (1993-1994), fr. Pascal Blaise Muhindo Zirimwabagabo (2010-2011), fr. Jean de Dieu Harindintwari (2011-2012), fr. Raoul Yves Nouno (2014-2015), fr. Yannick Durell Ngetchounzo (2015-2016), fr. Jean Hervé Ewodo Mvogo (2016-2017).

Si deve tuttavia ammettere che nel Centro di Nyanza in 30 anni i Rogazionisti avrebbero potuto fare ben poco senza l’inestimabile presenza di tanti collaboratori: educatori ed educatrici, assistenti sociali, infermiere, insegnanti, cuochi, guardiani (oltre 100). Pur essendo salariati, per molti di loro il coinvolgimento nell’opera è andato spesso ben oltre, in quanto si sono sentiti partecipi di questa missione. Gli educatori e le educatrici erano per lo più stagisti, aspiranti alle varie famiglie religiose, e diversi di loro oggi sono consacrati, consacrate e presbiteri.

Un’altra importante ed impagabile presenza nella storia del Centro, dall’inizio della presenza dei Rogazionisti, è quella dei volontari stranieri, per la quasi totalità provenienti dall’Italia; persone giunte attraverso delle ONG oppure a titolo personale che, per qualche settimana o diversi mesi, hanno portato il loro significativo contributo per lo sviluppo dell’opera (oltre 120).

Un doveroso tributo va all’indispensabile aiuto di tanti benefattori, singole persone o gruppi. Le loro donazioni pervenute attraverso l’intercessione di sant’Antonio di Padova, patrono dell’opera hanno reso possibile che il Centro riuscisse – e tuttora continui – a svolgere le sue attività compiendo la sua missione verso i piccoli e i poveri. Grazie ad ognuno.

 

Un grazie tutto speciale però lo dobbiamo all’Autore-Ispiratore, Sostenitore, Promotore e vero Proprietario di questa grande opera: Imana (Dio in kinyarwanda). Benedetto sia! Quest’opera è sua e chi vi ha vissuto lo può testimoniare.  

 

La cardinale importanza dell’educazione è riconosciuta universalmente. Lo sapevano gli antichi e lo sappiamo anche noi. Nelson Mandela, un grande personaggio africano, premio Nobel per la pace nel 1993 ha detto: “L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo”. E questa è anche l’unica e sola arma con cui da trent’anni i Rogazionisti, con l’aiuto di Dio, continuano a combattere a Nyanza.

 

Ad maiorem Dei gloriam

 

                                                                                                                               Vlastimil Chovanec

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