PADRE PALMA SI INCONTRA COM SAN ANNIBALE
Inizio questo nono messaaggio porgendo i miei calorosi saluti a tutti voi, Amici <Per P.Palma>.
Era il 28 ottobre 1902 quando il Giovane sacerdote Padre Pantaleone Palma fu accompagnato dal Padre Annibale nella stanzetta che gli aveva preparato per ospitarlo, dopo averlo accolto cordialmente in portineria. Non si conoscevano prima di questo incontro. Fu um amico dell’uno e dell’atro a fare da tramite, il Professore Lilla. Questi avendo pubblicato uma relazione lusinghiera sull’opera sociale del P. Annibale,(1) instauro’ um rapporto di mutua stima ed amicizia com lui. In base a tale amicizia pensó chiedergli ospitalitá, se fosse possibile, per un giovane sacerdote pugliese che doveva frequentare l’universitá di Messina. Il P. Annibale non se lo fece ripetere due volte; e in breve tempo il giovane P.Palma si faceva presente a battere alla sua porta, in Messina.
L’impressione che ebbe nell’entrare nella stanzetta preparata per la sua abitazione non fu delle migliori: vi regnava assoluta la sobritá; nessun segno di lusso ma com uma estrema pulizia. Certamente non poteva trovare i conforti dela sua ricca casa paterna in Ceglie Messapica, lá nel tallone d’Italia nella província di Brindisi , in quella landa di terra sin dall’antichitá chiamata ITALIA, il cui tipico “dolce “suono si estese a tutto il território nazionale. Meno ancora poteva incontrare le comoditá dell’albergo Hotel della Luna, dove si era fermato non appena arrivato a Messina per terminare il IV anno Accademico della Facoltá di Lettere e Filosofia, inziato nell’Universitá di Napoli. Qui, avendo terminato il terzo anno incontró una non determinata difficoltá ; pensava di terminare gli studi a Roma dove poteva contare con la presenza di un suo familiare medico. In pratica si decise di andare a Messina stimolato dal Prof. Vincenzo Lilla, suo amico e conterrâneo, di Francavilla Fontana,distante dieci kilometri da Ceglie. Fu lo stesso Prof. Lilla ad interessarsi per il suo alloggio in Messina. Chiese il favore,con buon esito, al suo amico ,Il Padre Annibale ,il quale colocó a disposizione del raccomandato la semplice stanzetta disponible, scarna di superfluo ma decente, in un ambiente sereno,di fiducia, dove alitava la presenza, quasi palpabile di Dio.
Padre Annibale diede a uno dei suoi collaboratori l’incarico perché all’ospite non mancasse nulla di che potesse aver bisogno , e di stargli vicino per qualsiasi evenienza. Tuttavia restava qualcosa di contrasto tra la raffinatezza che trasudava da tutta la persona dell’ospite, dal portamento, dall’abito impeccabile, dal suo modo di gestirsi, e l’ambiente in cui si sentiva catapultato, ambiente dimesso, umile, semplice seppur cordiale, sincero, affidabile. Non ostante i lati positivi si faceva qualche domanda inquietante come: avró sbagliato di fidarmi troppo del Professor Lilla? Il cambiamento di ambiente gli arrecó con tutta probabilitá nei primi giorni il dubio di stare in un contesto sbagliato, o per lo meno in una situazione a cui doversi adattare con qualche sacrificio. Peró giorno dopo giorno si confermava in lui la constatazione di essere trattato con squisita attenzione e affabilitá da Colui che lo aveva accolto tout-court,senza fargli domande inquisitorie, il Padre Annibale.Il sentirsi accettato e apprezzato lo rendeva tranquillo e fiducioso, e in un ripensamento fugando dubbi e incertezze che lo avevano assalito i primi giorni, vedeva invece che Iddio lo aveva guidato e accompagnato per il camino appropriato, e che con provvidente amore lo aveva fatto catapultare, al contrario dei suoi primi neri pensieri, nelle mani di um santo, senza che lui, come um Signorino bem servito, avesse mosso um dito.
Fuori della sua stanzetta, camminando per le strade di Messina, all’Universitá, con il contatto direto e continuo del conterrâneo,
Titolare della cattedra di Filosofia del Diritto gli permetteva di non sentirsi isolato. Il prof.Lilla , da amico, era come una leva per fargli superare la lontananza dalla famiglia, e come un valido aiuto per conoscere ed adattarsi allo spirito vivace e perspicace della gente messinese.
Tuttavia per le prime settimane il fastidio che lo pungeva non era di trovarsi a Messina, ma di essere capitato in um quartiere malfamato; di essere capitato non in periferia, ma al di lá della periferia. Una ultra periferia separata e segregata da um rigagnolo di acqua per lo piú inquinata, che per chi non conosceva la realtá poteva passare per fiumiciattolo, “ La Zaera”. In realtá si trattava di um torrente nelle cui buche si depositava acqua sporca , aspettando un ricambio anche con semplici pioggerelle.
In quell’oltre periferia si era formato un rione; una accozzaglia di case abitate da poveri speciali, cioé da gente ferita dalla povertá, dal libertinaggio morale , cívico e legale, tra i quali si aggiravano elementi violenti e prepotenti.
Lí dentro non entrava la Legge. Chi entrava e usciva era solamente chi vi abitava ed era controllato da caporioni o sentinelle/sceriffo.
Fu lí che il Padre Annibale, ancora da diácono, cioé prima di essere ordinato sacerdote, varcó l’entrata presieduta da due ceffi per portarei il Vangelo, e com il Vangelo il rispetto, l’ordine, la civiltá.
P.Palma fu in quella terribile periferia, accolto dal cuore aperto di San Annibale, il 28 ottobre 1902. Molte cose erano cambiate in meglio, peché il Padre Annibale vi aveva speso giá i migliori anni della sua gioventú, uma ventina di anni di ininterrotto lavoro tra qualla gente che alcuni osservatori avevano definito “ uomini che vivevano da bestie”.
Quell’oltre periferia aveva il topônimico < i casi Mignuni>, cioé: le case Avignone, a partire da una iniziativa impressariale di un tale Signore Avignone, che penso’ fare um buon affare costruendo case semplici e trarre vantaggi economici, dagli affitti. Padre Annibale dall’altra parte , sensibile e illuminato per le necessitá material del Regno di Dio compró um grupo di quelle case, una o due per volta e cosí inizió dal nulla le grandi opere educative, specialmente com gli ofanotrofi collocati sotto la protezione di S.Antonio, da cui il nome di ORFANOTROFI ANTONIANI.
Fu in una di quelle casette che si allestí la stanzetta per il Padre Palma.
Vent’anni di lavoro impegnativo, di notte e di giorno. Com un assillo perseverante si erano sanate orribili situazioni di una convivenza subumana. C’era ancora tanto da fare. Cosa vedeva il giovane sacerdote Palma intorno a sé convivendo con quel grande organizzatore che tutti, piccoli e grandi chiamavano con affetto e rispetto < o Padri>? ( il Padre ).
Il distinto sacerdote, studente laureando in Lettere e Filosofia , senza rendersi conto stava assistendo ad una realtá che mai aveva visto da lontano o immaginato, né nella sua Ceglie, né nella sede vescovile della sua diocesi Oria(BR), dove per lunghi anni ebbe una formazione di eccellenza teológica ed umana; e neppure nella stessa periferia partenopea.
Egli si rese conto del forte degrado e nello stesso tempo vedeva le tante spettacolari energie di redenzione. In Padre Annibale, intorno a lui, andava constatando um imenso cantiere di opere diversificate, tutte orientate e tendenti a trasformare e migliorare il rione malfamato.Non solo catechesi, non solo religione , ma organizzazioni di gruppi sociali di mamme, di anziani , corsi di cucito e ricamo per le ragazze , scuole elementari e di avviamento al lavoro, um piccolo orfanotrofio per i bambini e um altro per le bambine , centro di educazione cívica, e poi com impegni piú elevati :una incipiente congregazione prima femminile e poi maschile, con le relative sotto organizzazioni formative. E non dimentichiamo i poveri com le annesse mense diarie.
Il Giovane sacerdote arrivato come ospite osservava , guardava e sempre piú cresceva in lui l’ammirazione per <o Padri>, non tanto per le opere esterne , quanto per lo spirito che lo animava e per le sue virtú Cristiane, tra le quali primeggiavala caritá, lo spirito di preghiera, di abandono e fidúcia nella Provvidenza.(2) Tanto che se lo scelse come suo confessore e Direttore spirituale . Erano passi importanti e diremmo, oggi, sapendo l’iter che ne seguí, erano passi indicativi di sue future scelte. Infatti non passo´ molto tempo, inteligente che era e con la esperienza educativa, come professore per ter anni nel Seminario della sua diocese in Oria (BR), concluse, senza sbagliarsi, che Annibale Maria Di Francia poteva essere il suo modelo.
Nel quartiere di oltre lo Zaera < o Padri> vi lavorava da venti e piú anni.
Le desolazioni e gli impatti piú forti dei primi tempi erano spariti. Ma restava molto, ma próprio molto da fare, anche perché erano state piantate in quel terreno sementi il cui sviluppo e frutti esorbitavano dai limiti angusti di um quartiere, che doveva assumere la funzione di piloto in casi simili, per um intervento di sanazione e redenzione. La missione di Annibale era protesa per altri e piú vasti orizzonti. Chissá se il Giovane studente di Lettere e filosofia abbia sfiorato, anche per poco, la grande portata nascosta nel cuore < do Padri>. Immaginiamo che sí. Uma cosa era certa dopo um anno di convivenza com lui: si sentiva attratto dalla sua alta spiritualitá che transformava il Vangelo in opere di bene, dando la prioritá ai bambini reietti, ai poveri bisognosi o abbandonati, senza tralasciare gli altri, fossero ricchi, altolocati, prepotenti o indefesi ,professori o popolani. Lui a tutto tondo era l’Operaio della Messe , il Sacerdote che faceva sentire l’amore di Dio e la Sua presenza a tutti senza distinzione, fossero santi o atei. Tra essi chi ne resto´ conquistato fu quel giovane che cercava uma láurea, che cercava um alloggio : incontró invece in Annibale oltre alla cameretta una nuova Luce per il suo futuro.
P. Antonio Chirulli – rogazionista
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( 1) Passarelli Gaetano, Padre Pantaleone Palma, pag. 10.
( 2) Santoro Domenico Serafino, Perfil Historico dos Rogacionistas, Edizione
della Provincia Rogazionista San Luca, pag 42.
COMUNICAZIONI RICEVUTE
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1 – Da Ceglie Messapico (BR): 01.07.21- A. C.:
Che bella notizia! Quando saranno pubblicate immagini da poterle
Distribuire varie chiese?
Ris/: Ci vorrá un pó di tempo per organizzarle. Comunque, al piú presto.
2 – Dal Brasile:30.06.2021 – L.V.: Carissimo P.Chirulli la sua comunicazione ci
Rallegra e continuamo a pregare perché il suo degno Servo di Dio
Padre Pantaleone Palma possa salire al piú presto alla gloria degli altari.
3 – Da Roma: 01.07.2021 – R.L.: Carissimo P.Antonio
Non sa quanto piacere mi fa la sua email leggendo
la quale apprendo l’elevazione di Padre
Pantaleone Palma a Servo di Dio. Sto riproporzionando il progetto
di Croce…
(nota del redattore: il bravissimo interlocutore R.L. vuole dedicare al Padre Palma una grande croce…).
4 – Dall’Argentina:01.07.2021 – M.B.
Grazie, P.Antonio, per la bella notizia che mi ha
mandato. Preghiamo al Signore perché tutto
prosegua la sua Volontá……
5 – Da Milano: 26.07.2021 – R.S: Gentile P.Antonio, è un pó di tempo che non
ci scambiamo notizie; abbiamo ricevuto le sue mail
sulla figura di Padre Palma che hanno incontrato
interesse sia in mia moglie che in me; inoltre ci
piace che è annoverato tra i Beati…
Ris/ a questa comunicazione: Grazie R… per il tuo messaggio. Non si tratta
della beatificazione ma dall’inserimento del del P.Palma tra i
SERVI di Dio. La Beatificazione avverrá, se cosí piacerá a l Signore, se per mezzo del suo Servo compirá un miracolo.
Pertanto la beatificazione dipende anche da noi , se con le nostre preghiere otteniamo che Dio glorifichi il P.Palma con qualche miracolo. Sottoponiamo, anche, al Padre Palma le nostre necessitá e lui le presenterá al Sommo Dio. Sollecitare grazie e miracoli è anche una forma di dimostrare la nostra fede, la nostra fiducia e il nostro abbandono nelle mani misericordiose del Signore.
Ringrazio per gli interventi, e vi saluto cordialmente. P.Chirulli