Ai Rogazionisti
Alla Famiglia del Rogate
Carissimi,
sono di una bellezza indicibile queste parole di Gesù, riferite dall’apostolo che Gesù amava. Possiamo dire con certezza che Gesù nell’ultima cena ha pensato a ciascuno di noi, noi che siamo coloro che crediamo in Lui attraverso la parola che ci è stata annunziata dagli apostoli.
Dalle parole di Gesù siamo trasportati nella visione della Trinità, nella quale il Padre è nel Figlio e il Figlio nel Padre, perché sono una cosa sola. Da quell’altezza lo sguardo di Gesù si abbassa al gruppo dei suoi apostoli e chiede che quella unità, che è vissuta dalla Santa Trinità, sia vissuta anche dagli apostoli e da noi. Sembra una richiesta assurda ma Gesù, rivolgendosi al Padre, gli ricorda che ha voluto rendere tutti noi partecipi della sua gloria, e quindi chiamati anche noi a vivere nella unità. Gesù, unendosi a noi, nella incarnazione, ci unisce al Padre, come dichiara nelle belle parole conclusive: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”.
Sperimentiamo l’abbassarsi di Dio fino alla nostra piccolezza, il suo amore e la sua tenerezza, la nostra vocazione a condividere in questo amore la sua gloria, la missione a testimoniare questo amore e questa unione perché il mondo creda.
È il mistero della fede, che riviviamo nella Santa Messa, è la Pasqua di morte e di risurrezione del Signore Gesù.
Se “scendiamo in questo mondo” assistiamo a un ben altro spettacolo, di violenza sopraffazione, indicibili crudeltà, chiusure egoistiche. Risuonano veritiere le parole del poeta Dante Alighieri, in chiusura del ventiduesimo canto del Paradiso, il quale dalla costellazione dei Gemelli, vede piccola e lontana la terra, così diversa dalla bellezza e beatitudine del cielo, e la riconosce come “l’aiuola che ci fa tanto feroci”.
Certamente, andando incontro al Signore risorto, che ci saluta con l’annunzio della pace, ciascuno di noi accoglierà questo saluto trasformandolo in supplica, perché finalmente sia ridonata la pace a tanti fratelli e sorelle in Ucraina e in tante altre parti del mondo dove è sospirata.
Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima ci ha esortati a lasciarci condurre da Gesù in alto, in “un cammino di salita che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna”. È così, sperimentiamo quotidianamente molteplici difficoltà nella nostra vita religiosa e nel nostro apostolato. Il Papa, poi, facendo riferimento a questi sacrifici aggiunge: “Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare. Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale”.
Possiamo dire che, in qualche modo, su questa linea si è svolta la Conferenza dei Superiori ed Economi delle Circoscrizioni, dal 12 al 18 marzo, nella nostra Casa per Ferie Rogate di Morlupo. Confrontandoci sulla bozza della Programmazione per il sessennio del Governo Generale, abbiamo compiuto un impegnativo lavoro di discernimento. Lo abbiamo fatto nella sinodalità come metodo e, in ascolto del Documento Capitolare, La Vita Religiosa oggi: Unità, condivisione e coordinamento, abbiamo individuato nella sinodalità, fra Comunità, Circoscrizioni e Governo Centrale, la modalità necessaria per affrontare le sfide che ci attendono nella vita religiosa e nella missione.
Ci siamo riproposti di voler agire, pur nelle nostre Case e Circoscrizioni, insieme come Congregazione, consapevoli che soltanto insieme possiamo dare il migliore sviluppo alla nostra Famiglia Religiosa.
Ce lo ricordano le Costituzioni: “L’unità e la comunione di tutta la Congregazione sono beni supremi da custodire e perseguire con ogni impegno” (C 168).
Ascoltiamo il Padre Fondatore: “Nutrirò in me sempre vivo l’affetto al proprio Istituto. Tutti gl’interessi di esso saranno interessi miei. Avrò santo impegno di farlo conoscere, di farlo progredire, per quanto meschinamente io possa, sia con le mie povere fatiche e sacrifici, sia con le mie indegne preghiere, sia col procurare indefessamente la mia santificazione e dei miei confratelli. Pregherò il Sommo Dio per le buone vocazioni, e per quanto potrò, secondo le propizie occasioni, cercherò di attirare vocazioni secondo il Cuore di Dio, anche per l’altro Istituto del Divino Zelo del Cuore di Gesù” (Dichiarazioni e Promesse, 30ª).
I motivi di preoccupazione non fanno dimenticare le grazie del Signore ed il bene che con il suo aiuto compiamo in tante regioni del mondo. Abbiamo accolto con gioia la notizia della elezione all’Ordine Episcopale del caro confratello, della Provincia San Luca, P. Juarez Albino Destro. Benediciamo il Signore.
Il mio augurio della Santa Pasqua va a tutti voi, cari Confratelli, specialmente agli ammalati e a quanti sono in situazioni di difficoltà. Un saluto e augurio particolare rivolgo alle consorelle Figlie del Divino Zelo, alle Missionarie Rogazioniste, alle Associazioni Rogazioniste e ai Laici che condividono il carisma del Rogate. Un augurio, ancora, alla Piccola Missione per i Sordomuti. Gesù Risorto doni a tutti noi la sua pace.
Affido questo augurio alla intercessione della Santissima Vergine, e di San Giuseppe, suo sposo, di sant’Annibale e dei nostri Santi Protettori, mentre saluto tutti con affetto nel Signore.
P. Bruno Rampazzo, R.C.J.
Sup. Gen.
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