Abbiamo letto varie testimonianze sulla particolare devozione del Padre a Maria Bambina; eccone altre: « Amava tanto la Madonna, specialmente sotto il titolo di Bambinella. Ricordava il detto di un santo: Chi ama la Madonna è sicuro di andare in Paradiso ».
« Amò molto la Madonna, specialmente l’Immacolata e Ma-ria Bambina. Scrisse poesie e cantici, che cantava Lui stesso insie-me con noi con le braccia levate. La Bambina poi era la poesia del suo cuore: chi può descrivere quei discorsi per la sua festa, quando con ingenuità tutta sua, con un sorriso e una parola, che sgorgava tenera e feconda dal suo labbro, ci trasportava
in spirito a Nazaret, e ci faceva quasi aspettare perché Gioacchino ed Anna ci dessero il permesso di visitare la neonata?
Sono scene che si provano, ma non si dicono ». Andava pazzo per la Bambinella. Si fece fotografare anche con la Bambina in mano.
In ogni casa il Padre voleva la statua della Bambina, solenne la festa preceduta da novena con ossequi, fioretti, veglia la notte della vigilia, e la sera si conchiudeva con la processione per tutta la casa. E bisognava allora sentire le vibrazioni del cuore del Padre nei gridi affocati che intramezzavano preghiere
e cantici: Viva la SS. Bambinella Maria! Viva la Prediletta di Dio! Viva la imperatrice di tutto l’universo! Viva la sovrana incantatrice dei cuori!.. e le comunità acclamare con entusiasmo:
Viva! Viva!..,
Ma alla Bambina Maria è legata in Cani era singolare la casa di Taormina. Questa fin dall’inizio è stata dedicata alla Bambinella, e se ne mise una statuetta nel refettorio. La Divina Madre gradì certamente il pensiero, ma volle dimostrare che in quella casa Essa doveva occupare un posto centrale. Seguiamo gli avvenimenti.
Nell’atrio si trovava un alveare di circa 600 api, regalato dal P. Antonino Catanese. La mattina del 26 luglio 1906 si era andato ad aprire l’arnia, ma si trovò vuota. La superiora, suor M. Carmela D’Amore, andò a riferire la cosa al Padre, che si trovava in casa, il quale accolse la notizia sorridendo.
Quella stessa mattina, la suora sagrestana, mettendo in ordine il ripostiglio della sagrestia. trovò una statuetta mal ridotta, e quasi irriconoscibile, tanto che la scambiò per un S. Antonio. La portò al Padre proprio mentre suor D’Amore lo informava dell’alveare vuoto. Come il Padre vide la statuetta: - Qh! - - esclamò - non si tratta di S. Antonio! E’ la SS. Bambinella Maria! — e rivolto alla superiora: — Ecco la vera Ape regina; e le api sono le anime nostre!-
Il Padre portò la statuetta in Messina, la fece restaurare dal piissimo pittore Salvatore Ferro, allo Spirito Santo la fece vestire da Regina e la riportò a Taormina, dove la notte del 7 sull’8 settembre .. alle undici e un quarto suonò la sveglia, ed, entrati in sacrestia, fu rilevata la Divina Bambinella dopo
fatte apposite preghiere, e in processione con le candele accese
e cantando le strofette si girò la casa ed indi la bella statuetta
della nostra amabilissima Padrona e Madre Bambina fu collocata nella sua nicchia. A cielo aperto sulla nostra loggia si fecero indi gli ossequi all’Immacolata Bambina, tra l’esultanza di tutte le orfanelle e al suono dell’armonium. Il cielo era perfettamente sereno, e non spirava aura di vento, cosicché le fiammelle delle candele accese innanzi alla sacra icona ardevano indisturbate »23 .
La Bambinella intanto, nell’atrio, esposta al sole, col tempo aveva perduto il suo colorito, e il Padre nell’agosto del 1908 la ritirò per restaurarla. Dopo averne annunziato il ritorno ed eccitato l’entusiasmo delle figliuole, la riportò a Taormina alcuni giorni prima del 21 novembre di quell’anno stesso, festa della Presentazione della SS. Vergine al Tempio. Ma la Bambina non era più quella: l’avevano vista piccolina in fasce: ora invece era cresciuta, indossava il suo bel vestitino e alzava la manina a benedire. Il Padre allora spiegò il suo pensiero alla comunità: la Bambinella aveva raggiunto i tre anni ed egli voleva ricordare la sua presentazione e la dimora di dodici anni nel Tempio di Gerusalemme, secondo una veneranda tradizione. Perciò fece preparare una stanza, che fu detta della Divina Superiora, nell’Istituto a cui più tardi diede il nome di Conservatorio,
e tutte della casa - che si ebbero ognuna un nome ebraico e un determinato ufficio - dovevano essere a servizio della celeste Padrona, per compensarla del nascondimento in cui era stata tenuta nel conservatorio di Gerusalemme.
La sera del 20 novembre, la Bambinella fu portata nella chiesa di S. Catarina, e la mattina del 21 fu riportata all’Istituto accompagnata da due persone che rappresentavano i genitori della Madonna. Entrata in chiesa fu accolta con grande giubilo e accompagnata all’altare; e qui ognuno può immaginare con quale fervore il Padre la salutava e l’invitava a rimanere in quella
casa, in mezzo alle sue figlie e schiave d’amore... Riportiamo
due strofe dei versi da lui composti per l’occasione:
Salve, Bambina, amabile
Sovra ogni eterea cosa,
Dei campi dell’empireo
Mistica tuberosa;
Il tuo profumo è l’alito
D’ogni virtù divina,
Che l’anima raffina
Al puro amor del Ciel!
Dunque, Tu vieni, o tenera,
Nel tuo celeste ammanto?
Oh, sospirata, parlaci
Con quel tuo labbro santo!
Spandi su tutti un raggio
Del viso tuo sì bello:
Cammineran con quello
Le Figlie del tuo Zel!
Per la circostanza il Padre aveva dettato questa iscrizione:
Alla trienne - Bambina Maria Immacolata - che entra nella
casa - delle Figlie del Divino Zelo - del Cuore di Gesù - in Taormina - per dimorarvi dodici anni - per come entrò nel Conservatorio - annesso al Tempio di Gerusalemme – allora - non conosciuta - ora - dalle sue schiave e figlie - conosciuta venerata e accolta . quale Superiora Maestra Madre e Padrona. -
Dal 1903 cominciò la data fissa del Padre: il 21 novembre, immancabilmente, sempre a Taormina, per festeggiare il compleanno della Bambinella e prestare il suo servizio di Cappellano schiavo della Divina Bambina, fino al 1920.
Ne 1917 il pericolo di un siluramento nello stretto faceva temere che il Padre per quella volta sarebbe mancato all’appuntamento; ma egli già dal 10 agosto da Altamura aveva rassicurato scrivendo a Taormina: « Ho sempre presente cotesta casa con la Divina Verginella Superiora, la Quale mi dà licenza fino
al 15 novembre, e poi dice: — Qua subito, torna ai miei piedi! — Sì, Signora mia, col divino aiuto che voi mi otterrete, pel 21 novembre sarò ai piedi vostri come schiavo e figlio indegno!... »24 (VoI. 34, pag. 33).
Ma verso la fine di ottobre, ci fu realmente un affondamento nello stretto, dovuto pare ad una mina, proprio nei giorni della rottura del fronte di guerra: perciò il Padre col P. Palma preferirono passare il mare in barchetta: « ma c’era marea un pò forte — scrive il Padre — e pareva che il mare c’inghiottisse:
le onde battevano e ci bagnavano. Ce la passammo recitando
le 100 requiem, e molte altre preghiere alla SS. Madre, a San Francesco di Paola, a S. Antonio, ai SS. Apostoli ecc. ecc. Si stette un’ora, e approdammo al Ringo, donde prendemmo il tram e andammo diritti alla stazione »25.
Compiti i dodici anni di dimora della Bambina SS. nel con-servatorio, all’età di quindici anni, la Madonna andò sposa a San Giuseppe, dopo un triduo di preparazione, nel 1921 il giorno 23 gennaio, in cui l’antico messale riportava appunto la festa dello Sposalizio. E allora nella stanza della Divina Superiora pigliò posto S. Giuseppe e, ai lati, i venerandi genitori della Madonna, S. Anna e S. Gioacchino.
E come bisognava stare attenti a non mancare di riguardo alla celeste Signora! Ricorda suor Lauretana che, essendo portinaia a Taormina, un giorno trovandosi nella cappella della Bambina, si mosse a correre prontamente ad una scampanellata, trascurando, nel passaggio, di venerare la Bambinella. Il Padre
se ne avvide e la fermò; « Così trattate la Regina del Cielo?
Fate un inchino e poi passate oltre ». Aggiungeva la suora: Mi pare di sentire ancora la voce ammonitrice del Servo di Dio ». (L’Anima del Padre - Testimonianze, 360)
23 A. M. Di Francia, Scritti, vol. 35, p. 16. Cfr Scritti N.I., vol. 5, p. 237.
24 A. M. Di Francia, Scritti, vol. 34, p. 33.
25 A. M. Di Francia, Scritti N.I., vol. 5, p. 257.