Arusha: la menzogna in tribunale, 2024 è la traduzione e l’adattamento dell’originale in francese (2018, pp. 691) sul caso giuridico di Èlie Ndayamabje, sindaco di Mugombwa prima degli eventi del genocidio ruandese avvenuto il 7 aprile-17 giugno 1994. Dall’originale ha tolto i riferimenti al giudizio, detto Caso Butare che univa le vicende giuridiche di sei personalità della regione di Butare, e mi sono soffermato sulle peripezie di Èlie per rendere il racconto più fluido e far emergere l’ingiustizia, cui è incorso assieme ai suoi coaccusati, tutti sentenziati a detenzione a partire da 30 anni fino all’ergastolo, mutato in appello per lui a 48 anni di reclusione.
Il libro contiene anche elementi di prima mano su quanto avvenuto nella chiesa parrocchiale di Mugombwa e nelle località limitrofe. Sono testimonianze oggettive, passate al vaglio della giustizia. Per la prima volta dopo trent’anni espongono fatti ed episodi raccontati dai superstiti. Emerge anche la rete di organizzazioni, che si dedicavano a manipolare la verità tanto da asserirla nella forma immorale di menzogna perfino nel tribunale internazionale di Arusha diretto dall’ONU.
In alcuni episodi si parla anche della mia presenza ed attività durante le otto ore intercorse dall’inizio a Mugombwa dei disordini verso le ore 7,00 del mattino fino alle ore 15,30 del 27 aprile, quando abbiamo lasciato la parrocchia assieme alla comunità religiosa italiana delle Ancelle della Carità in servizio al Centro ospedaliero. Il valore delle testimonianze rende onore alla mia estraneità ai fatti, che talvolta mi sono stati attribuiti da coloro che ancora oggi vorrebbero rendermi responsabile delle uccisioni avvenute nella chiesa parrocchiale.
Il libro richiede una lettura impegnata e talvolta pazienza nel seguire l’iter del processo con i relativi interventi dei giudici e degli avvocati. Rivela anche meccanismi di informazione estesi a livello nazionale al servizio del vincitore e a danno di una pretesa riconciliazione. Il libro entra certamente nell’alveo della documentazione storica diretta, di cui non si può fare a meno per capire gli eventi del genocidio ruandese, seppure in una località limitata. (P. Tiziano Pegoraro rci)