CALOGERO DRAGO - “CARMELO SENZA RISPARMIO”
Recensione di Vittorio Nazzareno
Fece per insegnare, camminò per invogliare, alla scuola del suo grande maestro seminatore di grano e mietitore di spighe. Questo si può dire dopo la lettura dell’ultima ricerca memoriale di Renato Spallone per omaggiare un suo superiore confratello, a 40 anni del suo ritorno a chi gli insegnò ad essere un lavoratore “senza risparmio” nel campo del ROGATE e nell’assistenza ai bisognosi.
UNA VITA SENZA RISPARMIO, di Renato Spallone, Antoniana Grafiche - Morlupo.
L’ esistenza di Calogero Drago, nominato Carmelo dal santo fondatore dei Rogazionisti Annibale Maria Di Francia. Una vita, colonna portante del 3° capitolo generale del 1962. Un riconoscimento di base, avendo dato forza al fondatore e alle sue opere in piena gioventù e oltre dal terremoto di Messina 1908 agli ultimi suoi giorni mai risparmiandosi. Una vita vissuta col cuore e col sorriso, come ce lo presenta Renato Spallone fra le 44 foto, senza spettacolarità: uomo di periferia, direbbe oggi papa Francesco. E sì, perché Carmelo Drago, pur brillando inter stellas del Di Francia, è vissuto nascosto nel lavoro e fra gli orfani e i suoi confratelli senza venire avanti sul palcoscenico della Congregazione, restando sempre nella buca a suggerire, preoccupandosi di lasciare solo dei “frammenti di vita quotidiana” vissuti col Di Francia, oggi stella del sud nel mondo, per edificazione dei seguaci. Bene ha fatto il Comune di Galati Mamertino a patrocinare l’opera di Renato Spallone per omaggiare il suo concittadino, significativa la lode di Bruno Rampazzo, attuale superiore generale, sia per l’uomo, i cui “occhi si illuminavano” al nome di Antonio da Padova, sia per Renato meritevole di far conoscere meglio memorialmente il confratello, “persona paterna, essenziale e semplice”. Chi non ha mai incontrato Carmelo Drago o come il sottoscritto, che lo ha visto e gli ha parlato una sola volta per cui si scusa di non poter dare un pur breve e significativo giudizio, non può non confermare quanto narra con meticolosità l’autore dell’opera. Carmelo Drago incarna la paternità del Can. Annibale Maria Di Francia ne è un valido aiuto e ne continua l’ impegno per tutta la vita. Ciò è dovuto alla sua “volontà ferrea, dichiarata da Giuseppe Aveni, dal carattere severo, ma dal cuore d’ oro”.
La presente memoria è ricca di aneddoti che solo leggendoli si gustano.
Un libretto d’accompagnamento in un viaggio in treno o di rasserenamento dopo un tempo di lavoro: 144 pagine con copertina semi-cromatica e ricco di foto si potrebbe dire tutte bianco - nere che ne riempiono l’ opera per dire che l’ idea di base di questo volontario seguace del Di Francia è lavorare senza risparmio sotto terra per dare vita agli altri, come il chicco di grano che marcisce per dare spighe d’ oro. Sei parti e due appendici fanno arricchire il bagaglio delle proprie conoscenze d’ un uomo che ha promosso sempre senza risparmio se stesso senza badarci e quelli che avevano bisogno di lui sempre preoccupandosi. Spallone apre proprio con il significativo incontro di P. Annibale con la famiglia fra i Nebrodi a nord-ovest di Messina a 820 m. dove al tempo del Di Francia si arrivava col mulo stanchevole e pericoloso più in discesa che in salita. Ma il Padre Annibale faticosamente ci andò per accogliere profeticamente chi l’avrebbe aiutato nella sua opera di carità. Renato Spallone parla quasi come discepolo di quest’ uomo, di questo prete, mettendolo sotto il riflettore del Fondatore, che per tutta la vita gli ha dato una carica di virtù etico-religiosa tale da non farlo stancare mai. Un uomo-prete che va a scuola e fa scuola nella breve memoria di Spallone: 20 anni di scuola, laureatosi con Annibale Maria Di Francia esimio docente della carità e del rogate con la tesi “Il lamento ineffabile del comando preciso di Gesù: la messe è molta...”.
Oggi Renato Spallone si può dire scrive lui una tesi su chi è stato alla scuola del primo rogazionista della storia della chiesa, ma non mostra un monumento isolato né un’ icona statica, tratta coralmente quelli che sentirono la voce del fondatore e gli furono vicino a cooperare nell’ opera. Spallone vede e ama la coralità senza la quale ogni armonia è “silenzio e tenebre” oppure oscuro solenne isolamento. Come Carmelo ama interagire in armonia con tutti quelli che lavorano per lo stesso fine, nello stesso tempo, assegnando a ciascuno il suo merito: sarà una nota, sarà una foto, sarà un giudizio anche di severa verità, ma lo fa trovando una ragione positiva. Ce ne ha dato atto con gli altri libretti, ce lo mostra con la vita di Carmelo Drago sempre senza risparmio vicino all’ opera, all’ impegno, al progresso operoso e santo di Annibale Maria Di Francia tutto col bianco e nero. È questa l’ idea di base che Renato dà di questo volontario seguace del fondatore: lavorare senza risparmio incolore per ottenere operai che lavorino nella messe e raccolgano spighe d’ oro.
Sul piano storiografico-letterario Spallone è attento all’ impostazione, alle sequenze, alla chiarezza, all’ annotazione e più alla puntualizzazione per dare ragione di ciò che scrive, per chi scrive e perché scrive. Non è puro diletto, ma missione. Facit, anche lui, et docet. Dopo la lettura di una sua opera il lettore sente e vede che non ha perso tempo, come non ha perso tempo lui a tramandare le memorie di fatti e di energie impiegate dei confratelli operai della messe al servizio della chiesa e dei bisognosi sulle orme del Fondatore. Lo affermo per esperienza da quando azzardò di mandarmi la sua autobiografia, confessandosi tutto. Ora dice candidamente quello che ha trovato da dire e le sue convinzioni frutto di documentazione su Carmelo Drago. Ci sarà anche chi non la pensa come lui, ma quando si scrive un’opera non si scrivono cose che pensano gli altri o per far piacere agli altri, ma quello che si deve dire dei personaggi che si trattano scavando nel passato. Principio base della formazione rogazionista infatti, sottolineato da me nello studio etico - linguistico dei “regolamenti del Can. Annibale Maria di Francia”, è astenersi dall’ ozio per evitare ogni vizio. Lo dice in altra forma il titolo di questo “Padre Carmelo Drago rogazionista UNA VITA SENZA RISPARMIO” ricordata a 40 anni dalla premiazione con ritorno presso il Santo con cui iniziò a non risparmiarsi.
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