Papa Paolo VI santo

Il papa del Concilio Vaticano II. Come lo ricordano i rogazionisti.

 

Giovanni Battista Montini nacque a Concesio in provincia di Brescia il 26 settembre 1897, secondogenito di Giorgio Montini, esponente di spicco del cattolicesimo sociale e politico lombardo di fine Ottocento e da Giuditta Alghisi.

 

Nell’autunno del 1916, dopo aver conseguito la licenza presso il liceo classico statale di Brescia, iniziò a seguire le lezioni del seminario di Brescia percorrendo tutto l’iter seminariale fino all’ordinazione sacerdotale del 29 maggio 1920. Trasferitosi a Roma, tra il 1920 e il 1922 il futuro Paolo VI frequentò i corsi di diritto civile e di diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana e quelli di lettere e filosofia presso l’Università statale.

 

Nel 1924 conseguì le tre lauree in filosofia, diritto civile e diritto canonico ed entrò a far parte organicamente della Segreteria di Stato. Dopo la nomina nel 1930 del cardinale Eugenio Pacelli – futuro Pio XII – a Segretario di Stato, Montini divenne uno dei suoi più stretti collaboratori. Il 1° novembre del 1954 nominato arcivescovo di Milano. Nel dicembre del 1958, Giovanni Battista Montini fu creato Cardinale.

 

All’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II nell’ottobre del 1962, il Cardinal Montini aveva provveduto a dare il proprio contributo in qualità di membro della Commissione centrale preparatoria. La morte di Papa Roncalli portò inevitabilmente il Conclave del giugno 1963 ad essere dominato dalla questione del Concilio. Il nome di Montini iniziò subito a circolare come uno dei più autorevoli. Giovanni Battista Montini fu dunque eletto pontefice la mattina del 21 giugno 1963, imponendosi il nome di Paolo in onore dell’Apostolo delle Genti.

 

Il Concilio, riconvocato subito dopo la sua elezione, rappresentò la prima e più urgente preoccupazione del Papa. Toccò a lui, quindi, traghettare la Chiesa nell’era postconciliare contrassegnata dall’applicazione delle riforme introdotte.

 

Il pontificato di Paolo VI si presentò da subito come un cammino non facile. Durante un magistero portato avanti in un mondo attraversato da molteplici tensioni e da profondi mutamenti socioculturali tanti furono i documenti scritti da Montini, di cui le encicliche «Populorum Progressio» del 1967 e «Humanae Vitae» del 1968 rappresentano probabilmente le più alte espressioni.

 

Altrettanto numerose furono le riforme e le innovazioni introdotte nella struttura della Chiesa nonché gli incontri e le udienze avute con importanti personalità dell’epoca. Papa Paolo VI morirà il 6 agosto 1978, nella residenza di Castel Gandolfo, colpito nel corso della notte da un edema polmonare. Fu sepolto nella Basilica vaticana in una semplicissima bara di legno e nella «nuda terra» come da egli stesso desiderato.

 

Papa Montini è stato un testimone eroico e geniale di Cristo luce del mondo. Come sintesi e vertice di tutto il suo cammino, notiamo in lui, in modo veramente profetico, la grande linea della carità, sostenuta e motivata da una fede viva e solida. Ad un sacerdote di Milano che gli aveva chiesto quale era la cosa più importante per la formazione dei seminaristi, aveva risposto: «Educarli a trattare Gesù come l’amico del cuore; il prete deve essere innamorato di Gesù».

 

Tutta la vita di Paolo VI è stata animata da un grande amore verso il prossimo, da giovane laico, poi da sacerdote, vescovo e Papa. Esercitò in modo particolare questa carità a Roma, durante la seconda guerra mondiale, favorendo l’assistenza caritativa e di ospitalità per i perseguitati dal nazifascismo, in modo rilevante per gli ebrei, e poi nel suo episcopato milanese. Da Papa, sarà sempre impegnato per la giustizia e la pace, nella dinamica del Vangelo. Famosissima è una sua espressione, divenuta quasi un proverbio: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii Nuntiandi, 41).

 

Egli rimarrà un papa importante per noi Rogazionisti soprattutto per la istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Nella lettera apostolica Summi Dei Verbum (4.11.1963), Paolo VI affermava che il primo dovere di tutti i cristiani nei confronti delle vocazioni sacerdotali era quello della preghiera, secondo il progetto del Signore: “Messis quidem multa…”.

Egli comunicò l'istituzione della GMPV ai responsabili dei dicasteri della Curia romana il 23 gennaio 1964.

La Sacra Congregazione per i seminari e le università di studi aveva chiesto al papa l'istituzione di una “Giornata mondiale per le vocazioni”. Paolo VI cambiò personalmente la denominazione e volle che si chiamasse “Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni”.

Ricordiamo anche la sua visita pastorale alla comunità parrocchiale di Roma in Piazza Asti nel gennaio 1974, in concomitanza con la celebrazione della Giornata mondiale della pace celebrata dalla Chiesa cattolica il 1º gennaio di ogni anno. Anche questa ricorrenza è stata istituita da papa Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967 ed è stata celebrata per la prima volta il 1º gennaio 1968.

E lo ricordiamo anche come colui che, in una solennissima celebrazione eucaristica, in Piazza san Pietro, il 29 giugno del 1975, ha ordinato sacerdoti otto diaconi rogazionisti, assieme ad altri centinaia di giovani provenienti da ogni parte del mondo.

 

Tra essi ricordiamo Padre Diego Buscio, chiamato dal Signore ancora giovane sacerdote nel 1978, ad inizio della sua esperienza missionaria nelle Filippine. Tra gli altri confratelli ordinati da Paolo VI in quella occasione ricordiamo Padre Vincenzo Latina, attualmente Superiore delegato della comunità religiosa presso la Curia generalizia in Roma. Padre Vito Lipari, Responsabile delle Adozioni a distanza e Padre Adamo Calò, Direttore e Redattore del periodico rogazionista MISSIONI Rog, ambedue attualmente residenti in Roma presso la Casa generalizia, e Padre Vito Di Marzio, missionario per diversi anni nelle Filippine e attualmente della comunità in Los Angeles, California.

 

P. Adamo Calò

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