A partire dall’epidemia, che sta trasformando il nostro modo di vivere, il numero di ottobre della rivista Rogate ergo affronta l’argomento della “conversione pastorale”, evidenziando, anche con un’analisi dello psicologo Padre Giuseppe Crea, lo stress che avvertono molti sacerdoti nel conciliare la passione pastorale alla difficile situazione causata dal coronavirus. Alla domanda quale pastorale in questo tempo risponde il salesiano don Rossano Sala, il quale ribadisce l’importanza della trasformazione delle comunità cristiane da luoghi dove si celebra la fede a luoghi dove si genera alla fede, grazie ad un lavoro di discernimento fatto in forma sinodale dalle stesse comunità. “In tempo di pandemia la vocazione rivolta a ogni credente -scrive lo psicoterapeuta canossiano Amedeo Cencini- è farsi annunciatori di un nuovo umanesimo, come un vangelo illuminato da due piccole-grandi verità: nessuno soffre da solo e nessuno soffre invano”. Vengono proposte poi le esperienze di alcuni consacrati, come quelle dei camilliani negli ospedali e dei guanelliani nelle opere caritative e riabilitative. Fa pensare la testimonianza di don Alberto Brignoli, parroco a Selvino e Aviatico, in diocesi di Bergamo, che in poche settimane ha visto morire l’un per cento dei suoi 2.000 parrocchiani, oltre a suo padre e a un sacerdote collaboratore. Don Davide Milani, prevosto di Lecco, informa come, durante il lockdown, ha fatto capire ai fedeli il senso dei social media adoperandosi per raggiungerli: ”Le messe sono sospese, ma la Chiesa è viva”! Infine Suor Mariachiara Ferrari, francescana alcantarina, racconta il lavoro da medico svolto al pronto soccorso di Piacenza. “Il lockdown ha tolto tutto -dice- ma ha lasciato ciò che più conta: la Parola di Dio per la nostra vita e il tesoro delle realazioni”.
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