Il dono della vocazione al presbiterato, posto da Dio nel cuore di alcuni uomini, impegna la Chiesa a proporre loro un serio cammino di formazione; come ha ricordato Papa Francesco in occasione del suo discorso alla Plenaria della Congregazione per il Clero (3 ottobre 2014), «si tratta di custodire e far crescere le vocazioni, perché portino frutti maturi. Esse sono un “diamante grezzo”, da lavorare con cura, rispetto della coscienza delle persone e pazienza, perché brillino in mezzo al popolo di Dio».
Sono trascorsi ormai trent’anni da quando – il 19 marzo 1985 – la Congregazione per l’Educazione Cattolica, allora competente in materia, ha provveduto ad emendare la Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, promulgata il 6 gennaio 1970[2], integrando soprattutto l’apparato delle note, alla luce della promulgazione del Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983).
Da allora numerosi sono stati i contributi al tema della formazione dei futuri presbiteri, sia da parte della Chiesa Universale che da parte delle Conferenze Episcopali e di singole Chiese particolari.
Innanzitutto, occorre ricordare il Magistero dei Pontefici che in questo periodo di tempo hanno guidato la Chiesa: S. Giovanni Paolo II, al quale si deve la fondamentale Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), Benedetto XVI, autore della Lettera apostolica in forma di “motu proprio” Ministrorum institutio (16 gennaio 2013) e Francesco, dall’impulso e dalle indicazioni del quale è nato il presente documento.
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