Il martello e l'incudine!

J. M. J. A.

Dalla Lettera di P. Palma ai Famigliari

[Roma, 26 marzo 1934]

[…]

Col persecutore il Signore è più paziente

Tutto quello che è successo farà del gran bene all’Opera di Dio e al personale; si dice: «Ma non viene mai la fine!». È vero che il Signore, dopo le demolizioni operate dagli uomini, innanzitutto tenta di fare aprire gli occhi a chi ha sbagliato, per indurre le stesse persone ingannate a riparare, e a riedificare: il Signore è paziente specialmente con l’uomo malizioso, crudele, ed è misericordioso più col persecutore che col perseguitato, perché questo secondo se ha pazienza è sulla via sana e santa, mentre l’altro è per quella della perdizione; peggio se il persecutore fosse un pastore che porta l’intero gregge a precipizio; il buon Dio accarezza il perseguitato, e rammollisce il cuore al persecutore giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, perché l’uno e l’altro sono figli suoi, e cerca che tutti e due tornino fratelli per sentimento soprannaturale.

Il buon Dio poco si cura delle cose di questo mondo: egli tiene l’occhio alla  nostra destinazione eterna. Noi chiediamo vittorie a base di vendetta, di orgoglio, di fulmini, di castighi, Iddio opera da Padre paziente e di molta misericordia.

 

L’incudine (il perseguitato) prega per il martello (persecutore)

Al Signore poi piace assai quando l’incudine, che viene ogni momento schiacciata, e si fa più compatta, si rivolge all’Eterno fabbro e prega per lo spietato martello. Ma persuadiamoci, il fuoco, le martellate in mano di Dio portano salute, riparazione rinnovamento. Ora mi pare che sia venuto il tempo per l’Opera del prezioso periodo in cui essa, e chi lo compone, debbano passare per il fuoco e per l’acqua, come dice la Santa Scrittura, per poi ridurre tutti al refrigerio, cioè ai periodi di pace, di epurazione, di santificazione, di cultura di anime. Queste anime devono di nuovo provare le privazioni, devono amare il lavoro, trovarsi coi propri corpi sotto la sferza della fatica, devono lottare con l’ingordigia e ingratitudine di questo mondo; e così metterà senno da tutti.

Non diversamente può il Signore vincere le ribellioni della natura umana. D’altra parte, chi è martello diventerà incudine, che ha ricevuto da altri il cibo, deve mettersi a procurarlo in restituzione a chi glielo ha dato: i padri diventano vecchi, e nel periodo del riposo i figli scapestrati divengono laboriosi oppure si abbandonano al male e mostrano per quelli che internamente sono.

 

Pazienza!

Dunque, pazienza! Ricordiamo sempre del ritornello di nostra madre, sempre pia e buona, quando noi inconsiderati la facevamo inquietare; essa diceva: Santa Pazienza, vieni a casa mia!

E davvero che aveva ragione, io chiamo sempre la Santa Pazienza, che venga da noi, nella casa dell’anima nostra.

M’accorgo d’avervi fatto un panegirico, e già sono le tre di notte: io, del resto, vado a letto dalle quattro circa alle sette circa la notte, e sto bene, però dopo pranzo riposo qualche ora pure a letto, e leggo e scrivo e aiuto chi a me si rivolge del gregge disperso...

[…]

Raccomando il S. Rosario, i Sacramenti, così si ha sempre ogni buona speranza di compire la Volontà del Signore.

R(oma) 26.III.1934

Aff.mi

Pietro e Pant(aleone)

 

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