La giornata si è aperta con la celebrazione delle Lodi. In aula è proseguito il confronto sulla bozza della Programmazione presentata dal Governo Generale e su altri argomenti di particolare interesse. I lavori si sono conclusi alle ore 11,30. Alle ore 12,00 vi è stata la Santa Messa di chiusura presieduta dal Padre Generale. Riportiamo e alleghiamo l’omelia.
“Cari confratelli, siamo arrivati al termine di questo nostro primo incontro dei Superiori delle Circoscrizioni e rispettivi economi. Ringraziamo il Signore per l’esperienza di
comunione fraterna e sinodalità che abbiamo vissuto. Sono sicuro che questa esperienza del camminare insieme, con l’aiuto e la guida dello Spirito, porterà frutti copiosi per la vita della nostra Congregazione.
Abbiamo avuto modo di conoscere meglio la situazione anche economica della nostra Congregazione, analizzare le sfide che dobbiamo affrontare e guardare al futuro con speranza, sicuri che il Signore è sempre al nostro fianco. Siamo consapevoli che il futuro richiede sempre una revisione delle nostre forme e strutture, cercando quelle più adatte affinché il carisma e la missione della Congregazione crescano fedelmente nei tempi e contesti in cui viviamo. Siamo tutti convinti che abbiamo bisogno di consolidare la nostra unità, lavorando insieme in comunione e nel coordinamento. Questa è una sfida che ci sta di fronte e che richiede non solo una semplice collaborazione tra Circoscrizioni, ma anche una decisa volontà di percorrere insieme, tra le Circoscrizioni, una strada che ci porti ad un futuro diverso e pieno di speranza. Dobbiamo continuare su questa strada della condivisione e del coordinamento con umiltà, discernimento e sinodalità ascoltandoci vicendevolmente e soprattutto ascoltando il Signore.
Abbiamo cercato di conoscere, approfondire e trovare delle soluzioni ai nostri problemi più urgenti, non ultimo quello economico; tuttavia, è sempre fondamentale continuare a sviluppare tutto ciò che riguarda la vita spirituale e fraterna dei Confratelli e delle Comunità, con una attenzione privilegiata alla formazione iniziale e permanente dei confratelli. Penso che tutto dipenda da questo: curare molto la nostra vita spirituale e fraterna, al di là del piano puramente formale. Dobbiamo avere gli stessi sentimenti del Cuore di Cristo. La vita fraterna è un sostegno essenziale; siamo chiamati a vivere la fraternità e ad esserne segni e testimoni credibili.
Dobbiamo guardare al futuro con ottimismo e vitalità, ma ciò richiede di prendere in dovuta considerazione la presenza dei collaboratori, dei Laici che sono parte della famiglia del Rogate e che sono anche organizzati nelle varie associazioni. Insieme con loro possiamo portare avanti meglio la nostra missione rogazionista affidataci del Padre Fondatore. Sia impegno nostro di prenderci cura dei nostri collaboratori, di formarli e accompagnarli.
Il vangelo di Luca ci ha proposto oggi la parabola del fariseo e del pubblicano.
Ringraziamo il Signore per questa storia, che ci trasmette un insegnamento molto
importante ed è un dono del suo amore per noi. Di fronte a queste due figure così
contrastanti siamo preservati dalla tentazione di sentirci migliori o a posto, soddisfatti, quando facciamo qualcosa di buono. La liturgia in questo tempo quaresimale offre questo racconto alla nostra meditazione , proprio per evitare che possiamo sentirci migliori degli altri per la preghiera, il digiuno o le opere di misericordia che stiamo facendo.
Nella prima lettura il Signore ci dice: “Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”. La nostra preoccupazione più grande in questo tempo di Quaresima dovrebbe essere quella di sentirci più uniti alla misericordia di Gesù, che è stato annoverato tra gli empi, ha preso su di sé le colpe di tutti noi ed ha accettato di morire per la nostra salvezza. Gesù non si è separato dagli uomini, non si è messo al di sopra di loro, ma è stato con loro, addirittura mettendosi al livello dei peggiori peccatori.
Noi siamo chiamati a seguire il suo esempio. Se in questo tempo di Quaresima preghiamo di più e facciamo qualche penitenza, lo dobbiamo fare per nostri peccati e per i peccati degli altri. Il nostro avvicinarci di più a Dio lo dobbiamo poter vedere nel modo con ci avviciniamo agli altri, ai confratelli della nostra comunità: con maggiore amore sincero e con maggiore misericordia. Il nostro rapporto con Dio e quello con gli altri non possono mai essere separati tra loro.
Per rimanere con fedeltà in questo atteggiamento spirituale, dobbiamo ricordarci che tutto il bene che facciamo lo possiamo fare soltanto grazie al Signore, in unione con Lui. Gesù, infatti, ci ricorda: “Senza di me non potete fare nulla”
Gv 15,5). Se siamo soli, viviamo tristi, chiusi in noi stessi; se siamo con Gesù, viviamo nella carità, che apre il nostro cuore e il cuore degli altri. Appoggiamoci dunque con umiltà e fiducia al Signore.
Desidero ora rivolgere una parola di ringraziamento a tutti voi e in particolare al P. Eros Borile, Superiore e confratelli della Provincia S. Antonio, per averci accolti qui a Morlupo, per il cibo e per sostenere tutte le spese di questa nostra permanenza. Grazie per la vostra generosità, che apprezziamo profondamente. Un grazie al Consiglio Generale per avere preparato nei dettagli questo nostro incontro, per le traduzioni dei nostri interventi e contributi. Un grazie ai membri dell’Ufficio tecnico e a quelli che hanno preparato il cibo e fatto le pulizie in casa. Assicuriamo la nostra preghiera. Chiediamo l’aiuto della Vergine Maria, di S. Antonio e del Fondatore, S. Annibale Maria. Amen!”
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