Dio vede il cuore (cfr 1 Sam 16,7) e in San Giuseppe ha riconosciuto un cuore di padre, capace di dare e generare vita nella quotidianità. A questo tendono le vocazioni: a generare e rigenerare vite ogni giorno. Il Signore desidera plasmare cuori di padri, cuori di madri: cuori aperti, capaci di grandi slanci, generosi nel donarsi, compassionevoli nel consolare le angosce e saldi per rafforzare le speranze. Di questo hanno bisogno il sacerdozio e la vita consacrata, oggi in modo particolare, in tempi segnati da fragilità e sofferenze dovute anche alla pandemia, che ha originato incertezze e paure circa il futuro e il senso stesso della vita. San Giuseppe ci viene incontro con la sua mitezza, da Santo della porta accanto; al contempo la sua forte testimonianza può orientarci nel cammino (Papa Francesco).
In tutte le Messe si ricordi la responsabilità che tutti i cristiani hanno di incrementare e sostenere le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Si inseriscano particolari intenzioni nella Preghiera dei fedeli.
“Questo comando, il Rogate, fu proprio dato da Gesù Cristo alla santa Chiesa docente più che alla discente, poiché dicebat discipulis suis, cioè agli Apostoli. Dunque è la Chiesa che ufficialmente deve pregare a questo scopo … Senza questa Preghiera, le stesse fatiche dei Vescovi per formare buoni Sacerdoti non si riducono per lo più, come l’esperienza dimostra, che ad una coltura artificiale di preti; ma le vere vocazioni, come la grazia efficace, debbono scendere dall’alto, e se non si prega, se non si eseguisce il comando dato da Nostro Signore Gesù Cristo con quel divino Rogate, vocazioni dall’alto non ne scendono, e buoni effetti di tante fatiche e di tanta coltura non si conseguiscono! Il rimedio è quello additato da Gesù Cristo stesso: non usarlo vuol dire disconoscerlo, vuol dire non avere buone vocazioni”.
PADRE ANNIBALE, Scritti, vol. 29, p. 167