SACRATISSIMO CUORE DI GESU' - SOLENNITA' - 07|06
Dagli « Scritti » di Sant’Annibale Maria Di Francia, sacerdote e fondatore (Vol. 10, pp. 136-137)
La compassione del Cuore di Gesù
Un attributo tutto proprio di un cuore nobile e generoso è la compassione. Consiste la compassione in un certo sentimento misto di amore e di tenerezza che ci spinge a compatire gli altrui dolori, ad asciugare le lacrime della sventura, a dividere le pene dei tribolati.
Scarso è certamente in questo mondo il numero dei cuori i quali sentono la compassione, come è scarso il numero di quelli che amano Dio, essendo la misericordia un effetto della carità. Ma la compassione risiede tutta intera come nel suo centro nel Cuore santissimo di Gesù. Quel Cuore divino è tutto compassione, tenerezza, misericordia. Infatti per tre ragioni un cuore può essere capace di sentire la compassione: e tutti e tre questi motivi che io vi dirò, muovono potentemente il Cuore Santissimo di Gesù a compassionarci nelle nostre pene.
[In primo luogo] tale è di sua natura. E chi ne può dubitare? Io non vi dirò che quel cuore divino fu formato per opera dello Spirito Santo nelle viscere immacolate di Maria, ed è perciò l’opera più perfetta del Divino Amore, ma vi dirò che appena formato [nel seno purissimo di Maria], venne assunto dalla divinità, onde è il Cuore di un Dio: di un Dio il quale è la generosità, la bontà, la carità eterna ed infinita.
Il Cuore santissimo [di Gesù] è di sua natura tutto tenerezza, sensibilità, compassione, misericordia. Per questo solo, ogni gemito lo commuove; ogni sospiro lo intenerisce, ogni nostra pena lo fa sbalzare.
[In secondo luogo], ammesso dunque che la vista delle altrui miserie lo commoveva, ci vuol poco a comprendere quanto sia compassionevole il Cuore di Gesù. E non fu Egli sempre in contatto con la nostra misera umanità? Gesù Cristo non amò di stare in mezzo ai grandi, di prendere parte ai gaudi, al contrario egli stette in mezzo ai poveri, in mezzo ai tribolati.
E come si inteneriva quel cuore divino alla vista delle loro miserie! Osservatelo: quanta compassione prova per la vedova di Naim. Appena la vede piange, [si commuove e le risuscita il figlio (cfr. Lc 7, 11-15)]. Sulle montagne della Giudea se ne stava [ammaestrando], quando accortosi [che una grande folla lo seguiva], e che Filippo [non sa rispondere su come sfamare tanta gente], sente compassione e moltiplica i pani (cfr. Gv 6, 5-11).
Compassione ancor più tenera mostrò alla Probatica piscina: vede un povero paralitico il quale [era malato] da 38 anni: ed egli si avvicina e lo guarisce (cfr. Gv 5,2). Similmente col cieco nato [che gridava]: Figlio di Davide, abbi pietà di me (cfr. Mc 10, 46-52; Lc 18, 35-43). Vide Gesù Cristo, nella sua vita mortale, tutte le umane sventure: l’indigenza, la povertà, la tribolazione, le malattie e per tutte intese tenerezza, compassione, misericordia.
[In terzo luogo], questo motivo dell’esperienza non manca certamente a muovere il Cuore Santissimo di Gesù ad un’infinita compassione verso tutti. Ed oh, quale esperienza amara e terribile non ebbe mai Gesù
Cristo di tutti i nostri dolori! Ah, ditemi una sola pena che egli non abbia sofferto. La poverta? Egli la sofferse fin dalla sua nascita. La fame e la sete? Le sofferse in tutta la sua vita mortale fino sul Calvario (cfr. Gv 19,28). Le persecuzioni? Ed Egli fu sempre altamente perseguitato. Le malattie? [Egli fu] l’uomo dei dolori che ben conosce il patire (Is 53, 3). Le angustie segrete del cuore, quelle lotte e pene intime. Egli le tollerò in tutta la sua vita e specialmente nella sua Passione! Ah, si potrebbe dire, non solo che [ha sofferto tutti i nostri dolori], ma [tutte le umane sofferenze furono] nel Cuore di Gesù Cristo.
Orbene, il Cuore Santissimo di Gesù è anche per questo motivo tutto pieno di tenerezza, sensibilità, compassione, misericordia. Noi soffriamo in questo mondo; siamo sbattuti dalle tempeste; ma il Cuore Santissimo di Gesù veglia su di noi perché siamo fratelli, amici, spose: egli è il nostro Padre. Ci ama con un amore infinito. Come dunque potrebbe non aver compassione? (Ufficio delle letture, Liturgia delle Ore, Roma 2019, p. 210 - 212). https://rcj.org/sites/default/files/LitOreProprio.pdf